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- "Biro" the old lady

Siamo tentati di dare sempre per scontate le cose semplici che usiamo tutti i giorni, quelle che per lo meno ci sembrano tali... perchè non è sempre vero che le cose di uso comune sono nate così, con uno schiocco di dita, anzi! Inizia così, come per tanti altri "arnesini" di uso quotidiano, la storia dell'ormai 70enne Biro.

La Biro nasce da un'intuizione veramente felice di Laszlo Biro, intuizione che a dir la verità, è ancora oggi sospesa a metà fra leggenda e realtà, tant'è vero che c'è chi sostiene che il Sig. Biro l'avrebbe avuta mentre percorreva una via della sua città, guardando rotolare un pallone, che dopo essere finito in una pozzanghera, continuava a scivolare sull’asfalto lasciando una striscia bagnata ( e non c'è dubbio che se lo stesso pallone fosse stato alimentato con continuità avrebbe allungato la striscia all’infinito). C'è anche, dall'altra parte, chi sostiene che le cose si siano svolte in maniera differente, ed ecco quindi che il pallone si trasforma in una manciata di biglie che, bagnate, lasciano una traccia visibile sul terreno dove i bambini stavano giocando. Insoma che sia stato merito di un pallone o delle biglie poco ci importa, la cosa certa è che dalla mente di Biro fu concepita ed in seguito nacque la famosa Penna a sfera.

Attenzione però, non pensiate che le cose siano state semplici, all'epoca non era poi così sentita l'esigenza di avere una penna per scrivere al posto del pennino, c'erano ben altre esigenze più sentite e più importanti (almeno per la massa che, non pensava certo a scrivere ma a lavorar di braccia per guadagnarsi quel poco che gli consentisse di vivere; e comunque non dimentichiamoci nemmeno che a leggere e scrivere non erano poi così in tanti!).

Qualcuno dissente?! Già, pensate a John Loud come al vero inventore della penna a sfera, ma in realtà la sua penna non venne mai messa in commercio, così come rimasero nel cassetto gli oltre 350 tipi di penne a sfera ideati nel trentennio successivo. Loud ebbe una felice intuizione, ma la difficoltà allora insuperabile era costituita dall’inchiostro: se era troppo fluido colava sui fogli macchiandoli, se era troppo denso non arrivava fino alla punta della penna.
Nel 1943 Biro aprì, insieme al fratello, una fabbrica ma, inaspettatamente, l’iniziativa si rivelò un fallimento. L’inchiostro non aveva la giusta densità e la piccola sfera non facilitava la scrittura. Ma Laszlo , con il fratello Georg, chimico, che lo aiutò a eliminare i difetti degli inchiostri, non si persero d’animo. Nel giro di un anno ritonarono a vendere le penne in tutta l’Argentina. Il loro prezzo era però troppo elevato e in poco tempo rimasero sul lastrico. 
Possiamo concludere la storia, che sembra veramente un romanzo, con un lieto fine a metà. Infatti il successo non fu di Laszlo Biro - un geniale inventore che al momento della sua morte avvenuta nel 1985 aveva al suo attivo più di cento brevetti - ma piuttosto del francese Michel Bich che nel dopoguerra acquistò il brevetto della penna a sfera per una somma corrispondente a circa 15 milioni dei nostri euro. Un bel gruzzolo, ma una briciola soltanto se confrontata ai guadagni realizzati dall’industriale transalpino che tolse l’acca dal suo cognome e inondò il mondo di «Bic».

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