Non riflettiamo mai su cosa usiamo per scrivere, forse perché ci è ormai estremamente familiare l'uso della biro, però non sempre le cose sono così "semplici".
Per molti di noi, usare una stilografica, una penna a sfera, piuttosto che un pennarello o, addirittura, una matita, non è la stessa cosa. E non per pure ragioni estetiche!
Se c’è chi da un lato, sceglie una bella carta ed una bella penna per scrivere e chi, dall’altro, non dà alcun significato a questi elementi, sicuramente è perché esiste un motivo, un’esigenza profonda , che non sempre chi scrive riesce ad individuare.
In realtà la scrittura è una nostra proiezione, quindi noi rispondiamo non solo di ciò che scriviamo (contenutisticamente parlando), ma anche di come lo facciamo, sia verso di noi (il nostro cervello rielabora l’immagine dello scritto che realizziamo facendoci provare una sensazione più o meno positiva), sia verso gli altri.
Psicologicamente chi ama utilizzare la penna stilografica apprezza la differenziazione della pressione, la modulazione del tracciato, che la stessa consente. Oltre ad un risultato estetico rilevante, si tratta di inquadrare anche un elemento emozionale molto forte, perché l’irregolarità del chiaro-scuro dell’inchiostro, rivela la vibrazione interiore, lo stato d’animo, la tensione, l’abbandono, la fatica … chi verga i suoi scritti con la stilografica, è aperto verso la sua affettività, non ha paura di entrare in contatto con essa, ma anzi, gli riserva uno spazio importante, e la trasmette agli altri.
Chi preferisce la penna a sfera invece, tende a velare tutta una serie di implicazioni e di sfumature emotive: tende a privilegiare l’azione, la praticità e l’efficienza, piuttosto l’affettività. Del resto la penna a sfera è stata creata con questo scopo ed è anche vero che ad oggi, è forse lo strumento più utilizzato per la scrittura, vista la sua praticità (quindi psicologicamente il profilo di quanti utilizzano questo strumento, è evidentemente traviato dagli usi attuali, se è vero che ogni tempo ha il suo strumento scrittorio!).
Il pennarello solitamente viene ricondotto ai bambini e non si pensa che molti lo scelgono invece per la scrittura. Essendo dotato di una punta in fibra, non permette, né richiede, una forte pressione: produce un tratto denso, pastoso, dalla trama consistente ed assolutamente regolare, uniforme, priva di chiaro-scuro. E’ la scelta di chi punta sull’effetto estetico, su chi ama riflettere se stesso sulla pagina come su di uno specchio, rimanendo ad una comunicazione superficiale. Se comunque, il pennarello dovesse avere la punta sottile, saremmo di fronte a persone autonome, più mentali che sensoriali, che badano all’essenziale e non desiderano eccessivi coinvolgimenti personali. Insomma il pennarello è uno strumento che permette di scivolare sul foglio senza modulare la pressione, rimanendo per così dire in superficie, ma lasciando comunque una traccia nitida e sufficientemente incisiva.
Ci sono poi alcune persone che amano scrivere a matita, solitamente con una mina tenera. La matita non ha l’elasticità della stilografica, ma è duttile e morbida, si sceglie solitamente per la sua delicatezza e per essere uno strumento mai definitivo. La prediligono i temperamenti versatili, sensibili, talvolta un po’ sfuggenti, a disagio nei confronti delle scelte troppo nette e delle responsabilità troppo gravose.
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Per molti di noi, usare una stilografica, una penna a sfera, piuttosto che un pennarello o, addirittura, una matita, non è la stessa cosa. E non per pure ragioni estetiche!
Se c’è chi da un lato, sceglie una bella carta ed una bella penna per scrivere e chi, dall’altro, non dà alcun significato a questi elementi, sicuramente è perché esiste un motivo, un’esigenza profonda , che non sempre chi scrive riesce ad individuare.
In realtà la scrittura è una nostra proiezione, quindi noi rispondiamo non solo di ciò che scriviamo (contenutisticamente parlando), ma anche di come lo facciamo, sia verso di noi (il nostro cervello rielabora l’immagine dello scritto che realizziamo facendoci provare una sensazione più o meno positiva), sia verso gli altri.
Psicologicamente chi ama utilizzare la penna stilografica apprezza la differenziazione della pressione, la modulazione del tracciato, che la stessa consente. Oltre ad un risultato estetico rilevante, si tratta di inquadrare anche un elemento emozionale molto forte, perché l’irregolarità del chiaro-scuro dell’inchiostro, rivela la vibrazione interiore, lo stato d’animo, la tensione, l’abbandono, la fatica … chi verga i suoi scritti con la stilografica, è aperto verso la sua affettività, non ha paura di entrare in contatto con essa, ma anzi, gli riserva uno spazio importante, e la trasmette agli altri.
Chi preferisce la penna a sfera invece, tende a velare tutta una serie di implicazioni e di sfumature emotive: tende a privilegiare l’azione, la praticità e l’efficienza, piuttosto l’affettività. Del resto la penna a sfera è stata creata con questo scopo ed è anche vero che ad oggi, è forse lo strumento più utilizzato per la scrittura, vista la sua praticità (quindi psicologicamente il profilo di quanti utilizzano questo strumento, è evidentemente traviato dagli usi attuali, se è vero che ogni tempo ha il suo strumento scrittorio!).
Il pennarello solitamente viene ricondotto ai bambini e non si pensa che molti lo scelgono invece per la scrittura. Essendo dotato di una punta in fibra, non permette, né richiede, una forte pressione: produce un tratto denso, pastoso, dalla trama consistente ed assolutamente regolare, uniforme, priva di chiaro-scuro. E’ la scelta di chi punta sull’effetto estetico, su chi ama riflettere se stesso sulla pagina come su di uno specchio, rimanendo ad una comunicazione superficiale.
Se comunque, il pennarello dovesse avere la punta sottile, saremmo di fronte a persone autonome, più mentali che sensoriali, che badano all
Non riflettiamo mai su cosa usiamo per scrivere, forse perché ci è ormai estremamente familiare l'uso della biro, però non sempre le cose sono così "semplici".
Per molti di noi, usare una stilografica, una penna a sfera, piuttosto che un pennarello o, addirittura, una matita, non è la stessa cosa. E non per pure ragioni estetiche!
Se c’è chi da un lato, sceglie una bella carta ed una bella penna per scrivere e chi, dall’altro, non dà alcun significato a questi elementi, sicuramente è perché esiste un motivo, un’esigenza profonda , che non sempre chi scrive riesce ad individuare.
In realtà la scrittura è una nostra proiezione, quindi noi rispondiamo non solo di ciò che scriviamo (contenutisticamente parlando), ma anche di come lo facciamo, sia verso di noi (il nostro cervello rielabora l’immagine dello scritto che realizziamo facendoci provare una sensazione più o meno positiva), sia verso gli altri.
Psicologicamente chi ama utilizzare la penna stilografica apprezza la differenziazione della pressione, la modulazione del tracciato, che la stessa consente. Oltre ad un risultato estetico rilevante, si tratta di inquadrare anche un elemento emozionale molto forte, perché l’irregolarità del chiaro-scuro dell’inchiostro, rivela la vibrazione interiore, lo stato d’animo, la tensione, l’abbandono, la fatica … chi verga i suoi scritti con la stilografica, è aperto verso la sua affettività, non ha paura di entrare in contatto con essa, ma anzi, gli riserva uno spazio importante, e la trasmette agli altri.
Chi preferisce la penna a sfera invece, tende a velare tutta una serie di implicazioni e di sfumature emotive: tende a privilegiare l’azione, la praticità e l’efficienza, piuttosto l’affettività. Del resto la penna a sfera è stata creata con questo scopo ed è anche vero che ad oggi, è forse lo strumento più utilizzato per la scrittura, vista la sua praticità (quindi psicologicamente il profilo di quanti utilizzano questo strumento, è evidentemente traviato dagli usi attuali, se è vero che ogni tempo ha il suo strumento scrittorio!).
Il pennarello solitamente viene ricondotto ai bambini e non si pensa che molti lo scelgono invece per la scrittura. Essendo dotato di una punta in fibra, non permette, né richiede, una forte pressione: produce un tratto denso, pastoso, dalla trama consistente ed assolutamente regolare, uniforme, priva di chiaro-scuro. E’ la scelta di chi punta sull’effetto estetico, su chi ama riflettere se stesso sulla pagina come su di uno specchio, rimanendo ad una comunicazione superficiale.
Se comunque, il pennarello dovesse avere la punta sottile, saremmo di fronte a persone autonome, più mentali che sensoriali, che badano all’essenziale e non desiderano eccessivi coinvolgimenti personali.
Insomma il pennarello è uno strumento che permette di scivolare sul foglio senza modulare la pressione, rimanendo per così dire in superficie, ma lasciando comunque una traccia nitida e sufficientemente incisiva.
Ci sono poi alcune persone che amano scrivere a matita, solitamente con una mina tenera. La matita non ha l’elasticità della stilografica, ma è duttile e morbida, si sceglie solitamente per la sua delicatezza e per essere uno strumento mai definitivo. La prediligono i temperamenti versatili, sensibili, talvolta un po’ sfuggenti, a disagio nei confronti delle scelte troppo nette e delle responsabilità troppo gravose.
’essenziale e non desiderano eccessivi coinvolgimenti personali.
Insomma il pennarello è uno strumento che permette di scivolare sul foglio senza modulare la pressione, rimanendo per così dire in superficie, ma lasciando comunque una traccia nitida e sufficientemente incisiva.
Ci sono poi alcune persone che amano scrivere a matita, solitamente con una mina tenera. La matita non ha l’elasticità della stilografica, ma è duttile e morbida, si sceglie solitamente per la sua delicatezza e per essere uno strumento mai definitivo. La prediligono i temperamenti versatili, sensibili, talvolta un po’ sfuggenti, a disagio nei confronti delle scelte troppo nette e delle responsabilità troppo gravose.