Navigando su internet, mi sono imbattuta in un bell'articolo sullo studio Grafologico relativo alla condizione dei giovani di oggi, del loro modo di vedere e percepire le cose e soprattutto di affrontare la vita. La Grafologia è uno strumento sicuramente valido per riuscire a "scavare" l'interiorità di chi crescendo nel presente, dovrà poi (si spera) riuscire a costruire il futuro (anche se le prospettive oggi non sono forse le più rosee).
Passando più nello specifico all'articolo di cui parlavo sopra, lo stesso ha messo in luce dei risultati molto chiari ma altrettanto sconcertanti. Prendendo in considerazione, da più punti di vista, le grafie di 977 ragazzi del nord Italia, è scaturito quanto segue:
- un 1/4 circa delle grafie presenta spiccati segni di immaturità
- un 1/2 circa indicano uno spiccato conformisimo e culto dell'immagine in chi scrive
- un 1/4 circa hanno grandi tratti di influenzabilità
Tra le altre cose 9 ragazzi su 10 non sono sicuramente in grado di effettuare nessun tipo di approfondimento critico, ma soprattutto una buona percentuale di maschi, presenta segni di confusione di genere.
Questo forse è l'aspetto "nuovo" ripetto al decennio passato.
Negli anni '90 molti erano infatti più delineate le scritture nel genere. Da un lato i maschi con uno stile "Ti spiezzo in due", da un lato le femmine con uno stile scrittorio molto omogeneo tra loro.
Oggi invece, lo stile scrittorio si basa in larga parte sulla ricerca calligrafica, sulla costruzione, sulla convenzione, portando all'affermazione di una modalità grafica eterosessuata. E' sempre più presente questa mancanza di distinzione di genere.
Il filo conduttore che comunque lega gli ultimi anni è dato dalla necessità di dover piacere a tutti i costi. Mentre in precedenza c'era negli scritti un senso di piacevolezza nell'estrinsecare il proprio essere femminile o maschile, che rendeva l'io vivace e amabile nei modi di fare, oggi si evince più che altro, la necessità di farsi considerare seri, sicuri e di successo. L'estroversione odierna è diventata uno status simbol, senza il quale i giovani si sentono non adeguati. Ad oggi questo si manifesta nel DOVER essere belli per forza in tutto, dal look alla scrittura.
Se gli anni '80-'90 vedevanoi ragazzi come "eterni" adolescenti, ad oggi la nuova generazione è portata a dover essere per forza adulta, a saltare le tappe della vita e ad essere inevitabilmente molto più fragili di ciò che viene dimostrato con gli atteggiamenti e/o il modo d'essere.
I comportamenti che vengono adottati oggi giorno (comprese le modalità scrittorie), sono stereotipari, chiusi, meno espressivi di quelli che possono essere gli stati d'animo dei ragazzi. I disagi, che prima erano generalmente circoscritti alle così dette "categorie a rischio", oggi sono prorpi dei più, anche e soprattutto degli insospettabili che si celano dietro a comportamenti adattati e rassicuranti.
Sono all'ordine del giorno situazioni come le seguenti:
- maggiore vulnerabilità agli eventuali insuccessi o presunti tali e maggiore fragilità rispetto alle difficoltà;
- presenza di un disagio più latente e sommerso, con forte predisposizione a tratti depressivi ed a forme di somatizzazione;
- ricerca di forme facilmente ottenibili e dai risultati immediati;
- maggiore influenzabilità e dipendenza dalle scelte e dalle spinte motivazionali del gruppo dei pari o dell’ambiente di riferimento, per forte influenzabilità sociale.
Il disagio ed il malessere eventualmente sperimentati, inoltre, tendono ad essere negati o poco percepiti dagli stessi ragazzi, che tendono a proteggersi dietro una facciata di apparente autosufficienza e determinazione comportamentale. C'è quindi anche una perdita di cognizione e dell'oggettività delle situazioni.
Anche a livello scolastico, l'indagine di cui sto riferendo, ha messo in luce che gli adolescenti sono più propensi a memorizzare pedissequamente, piuttosto che comprendere in maniera profonda i concetti che vengono loro impartiti.
Emerge quindi in conclusione, un’immagine di bravo ragazzo, apparentemente spigliato e sicuro di sé, che si sa vendere efficacemente in ambito sociale, ma che subisce molto di più le frustrazioni derivate dagli insuccessi reali o presunti, con una aggressività negativa prevalentemente autodiretta ed una autonomia reale generalmente narcisista, egocentrica: il bisogno dell’altro è finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo. L’universo umano che ne emerge, mette in luce sostanzialmente uno spaccato generazionale contraddistinto da sicurezza propositiva, supportata sostanzialmente dai principi sociali del “dover essere”, del “fine che giustifica i mezzi” e dal chiaro riconoscimento del fattore economico, con carenza di strumenti interni motivazionali sufficienti (valoriali) ed incapacità a tollerare frustrazioni, insuccessi e rifiuti.
E dal punto di vista delle interazioni e della socializzazione con gli altri?
E' emersa prepotentemente la tendenza o ad uno sbilanciamento eccessivo verso il gruppo o ad una eccessiva centralizzazione su sé stessi, con conseguente consolidamento di tratti depressivi e di somatizzazione.
Altrettanto interessante è la distinzione dei profili grafologici individuati tra i ragazzi che frequentanoil liceo ei ragazzi degli istituti tecnici e professionali. I primi, sono più centrati sull’impegno, sulla fermezza, sulla sostenutezza, presentano un disagio più autodiretto, una ricerca di autonomia propositiva che nasconde però una significativa confusione.
I ragazzi degli istituti tecnici e professionali, invece, si contraddistinguono generalmente per sostanziale maggiore vivacità e spregiudicatezza, propositività e calore comunicativo, con un tentativo di autoaffermazione che fallisce di fronte all’impegno. In questo caso, si afferma una sorta di sfiducia culturale e sociale verso un ipotizzato modello familiare retrostante, nel quale è mancato il sostegno e l’esempio di fronte all’impegno preteso.
Complessivamente, siamo in presenza di una generazione con una infondata presunzione intellettiva e una incapacità sostanziale a stare con gli altri. Ma su tutto pare pesare l’assenza del mondo degli adulti, come efficace deterrente di condotte a rischio o troppo consumisticamente permissive e come significativo e forte promotore di percorsi educativi coerenti, stabili, centrati sull’essere e non sull’avere. O, quanto meno, sul diventare. I ragazzi, quindi, oggi si sentono al centro del mondo e pretendono un’attenzione ed un riconoscimento, principalmente legato a gratificazioni materiali o narcisistiche immediate. La stereotipia comportamentale, che nasconde un significativo disorientamento interiore, rende sostanzialmente i ragazzi più fragili, meno collaborativi e poco preparati a sostenere stress, insuccessi, e ad impossessarsi dei progetti e dei propri percorsi evolutivi.
E' evidente che da questa indagine grafologica sono scaturiti segnali decisamente allarmanti, relativamente ad una generazione nuova che rischia di perdersi prima ancora di trovare il suo posto nel mondo.