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- Le cancellature

Non credo che ci si pensi spesso, ma anche i gesti con cui eseguiamo una cancellatura di ciò che abbiamo già scritto, hanno una valenza dal punto di vista grafologico. 
In fin dei conti quello del cancellare è un modo di rapportarsi con un errore, che può essere risolto in vari modi.
C'è chi tira una semplice riga sopra la o le parole che vuole eliminare, c'è chi esegue dei segni di vario tipo sopra le lettere errate ( righine, cerchietti, linee scomposte, ecc.), c'è chi cerca di non lasciare alcuna possibilità di vedere le lettere e/o parole errate, creando delle "macchie" coprenti e di grande pressione.
Nella cancellatura quindi, è possibile individuare segni di stress, affaticamento, disappunto, delusione, sensi di colpa, ma anche volontà, pragmatismo, coerenza, correttezza, vivacità.

Nella cancellatura si possono esaminare tantissimi segni, dalla pressione, alla velocità dello scritto, per passare alle eventuali macchie di inchiostro ed alla comprensibilità, ecc. ecc.
Ricordiamoci quindi, che molto di noi dicono gli spazi vergati, quelli vuoti ma anche quelli cancellati.

- Psicosomatizzazioni


Come sempre, siamo ancora a ribadire, che la grafia rispecchia la persona che verga il testo. Questo ovviamente porta a collegare gli stati emotivi (positivi e negativi) allo stato di salute dell'individuo,

in particolare allo stato di salute di determinati organi, che soffrono le somatizzazioni legate agli stati psicologici.

Somatizzare significa quindi avere concretamente dei disturbi a livello fisico, che possono essere riscontrati anche dal punto di vista grafologico.

Chi soffre ad esempio di ulcera avrà nella scrittura le caratteristiche dell'irritabilità, preoccupazione, ansia, aggressività e bisogno di riconoscimento sociale.

Chi soffre di problemi di evacuazione avrà invece nella scrittura i segni di tenacia, ostinazione, attaccamento eccessivo all'ordine e pessimismo. Lo scritto rigido, spesso e invadente negli spazi, con particolari pendenze ed angolosità, hanno sicuramente a che fare con il soggetto che soffre di questi disturbi.

Chi soffre di ipertensione (e disturbi cardiovascolari in genere, che possono arrivare a stati di infarto) sicuramente ha nella scrittura segni legati a blocchi, ansie, stati di forte inibizione che mettono in sovraccarico organi come il cuore.

I disturbi respiratori come l'asma sono invece legati alla grande difficoltà di reagire di fronte alle situazioni della vita, e alla costante ricerca di conforto affettivo e non.

- Grafologia e Autismo

Quello dell'autismo è un problema in costante crescita, ed ad aggravare la situazione, sta il fatto che ad oggi non è dato sapere quali siano le sue origini.
Sicuramente dietro tanti casi gravi, esiste una importante patologia, ma sempre più spesso si tende a far rientrare nella categoria "autistico" anche chi nella realtà non ha gravissimi problemi e per natura cerca solo di uscire dalle briglie del conformismo della nostra società, sempre più caotica e frenetica.
Nei primi anni di vita, i bambini si esprimono cercando di far emergere, crescere e sviluppare la loro personalità, ma cosa accade quando "inciampano" negli ostacoli sociali, quando cercano di esprimersi e lo fanno con modi e tempi diversi da quelli standard richiesti e che quindi automaticamente vengono scartati, rifiutati e considerati inadeguati?
Cosa succede al sistema quando si trova ad aver a che fare con qualcosa (in questo caso qualcuno) che risulta essere non prevedibile e quindi non manipolabile? 

Il caos che alberga nelle intelligenze autistiche è sicuramente molto più significativo di ciò che si possa pensare, basta volerlo capire nonostante questo, richieda un impegno maggiorato.

In Grafologia è possibile individuare alcuni elementi che differenziano disegni e scrittura del bambino autistico rispetto a quello che non lo è. 
Studi del Prof. L. Mottron, ci permettono oggi di poter dire che i bambini autistici rispondono a tre particolarità:
  1. Il disegno è più differenziato rispetto a quello dei bambini non autistici 
  2. La percezione dei bambini autistici si orienta spontaneamente verso degli aspetti locali e più dettagliati dell'ambiente che li circonda
  3. La loro percezione è autonoma. Non deformano cioè le cose che osservano in base ad un particolare significato. Non disegneranno mai una testa più grande del corpo, solo perchè simbolicamente più importante, ma la disegneranno esattamente com'è

- L'uomo... albero

Parlando di Grafologia, si pensa che per "scandagliare" la personalità di un individuo, si debba far riferimento, solo ed unicamente ai suoi scritti. In realtà, anche la Grafologia ha la possibilità di utilizzare degli "strumenti", tra cui il Test dell'Albero (ereditato o preso in prestito, come preferite) dalla Psicologia. Di spiegazioni a propostiro, ne esestino tante, a me piace interpretare l'uso del Test dell'Albero, come segue.
Come accade di proiettarci lungo il tracciato che verghiamo, così diamo un'immagine di noi stessi quando disegnamo, a maggior ragione un oggetto così particolare come un albero. Pensandoci bene l'uomo è un albero e il suo IO è composto da tantissimi elementi:
  • ha una sommità assoluta (trascendente)
  • ha la sommità della chioma (intelletto)
  • ha una chioma e dei rami (idealità)
  • ha una sommità del fusto (ragione)
  • ha un fusto (Sè e affettività)
  • ha la base del fusto (inconscio)
  • ha delle radici più o meno profonde (materialiatà)
Il Trascendente è ciò a cui pensiamo (filosoficamente) quando facciamo riferimento a ciò che è al di là di ogni esperienza, come realtà assoluta e perfetta. L'Intelletto si accresce ed alimenta, determinando ed ampliando l'interesse per ciò che non si conosce (è la facoltà di formare, comprendere e ordinare i concetti). L'Idealità di ognuno, invece si accresce e rafforza con un buon rapporto con la figura paterna. La Ragione è basata sulla logica, la deduzione e quindi l'obiettività. Il Sè e l'affettività, si sviluppano bene quando i rapporti materni sono buoni. L'Inconscio è legato a tutti i rapporti con la natura e più specificamente con quelli con la propria natura. Per lo sviluppo della Materialità sono invece fondamentali l'interesse, la curiosità, il senso della conoscenza che porta alla conquista del mondo materiale.
Il disegno dell'Albero ha le stesse dinamiche della scrittura. Quando guardiamo le radici di un albero, le vediamo e percepiamo come penetranti nella materialità; la scrittura ha, allo stesso modo, degli allunghi inferiori, che si radicano nella materialità, nella ricerca della esperienza e della concretezza. Quando guardiamo il tronco di un albero, sappiamo che in lui operano spinte verso il basso (terra) e verso l'alto (cielo); così nella scrittura l'individuo si sente oggetto di forze che lo portano verso l'idealismo (l'alto - allunghi superiori) e verso la materialità (basso - allunghi inferiori). Quando guardiamo la sommità del fusto, là dove si questo si dirama, mette le foglie e forma la chioma, sappiamo che l'albero inquadra i meccanismi della ragione che elabora razionalmente (al contrario accadrà per l'inconscio). Sappiamo che questo accade anche nel tracciato che viene vergato.
Insomma l'Albero ci rappresenta pienamente, ed ogni suo elemento ha un preciso significato che può essere letto anche in chiave grafologica, e non solamente in chiave psicologica.
Importante infine è anche capire cosa l'Albero rappresenta concretamente rispetto ai vari stadi della vita, in quanto il suo significato muta al cambiare del momento nel quale l'individuo lo realizza. Per meglio capirci, un conto è che a disegnare un albero sia un bambino piccolo, diverso è se l'albero viene realizzato da un adolescente o un adulto. Generalmente i bambini proiettano il Sè, l'affettività (di solito i loro disegni vedono la realizzazione di alberi tutto fusto, che non lasciano tanto spazio alla materialità, o altro). Gli adolescenti e gli adulti, tendono invece a realizzare una serie di elementi, diversi e sicuramente più complessi, proiettano l'IO (considerato come concetto composto), che mette in luce l'autonomia dell'individuo, la sua capacità di apprendere, di essere obiettivo e di andare oltre, sviluppando dei concetti come quello della moralità.

- Spirito libero

Quando frequentavo le lezioni di Grafologia all'Università, spesso sono rimasta stupita di fronte a realtà inaspettate. L'episodio che sicuramente mi fece più riflettere fu quello relativo all'analisi dello scritto di alcuni personaggi.
Arrivati alla scrittura di un noto mafioso, ci venne indicata come piena di energia, potenzialità e capacità, intese come forza fisica, mentale, psicologica e capacità nei rapporti.

Dunque, di primo acchito questo spiazza (per lo meno all'epoca io rimasi perplessa), sembra quasi impossibile che qualcuno che si sia reso capace di efferati delitti possa essere tutto questo, eppure...

Lo studio della Grafologia aiuta anche a guardare bene a qualcosa che va oltre i rigidi schemi duali a cui siamo stati abituati. Spesso per convenzione e per rendere le cose più semplici, ci si abitua a pensare che le cose, le persone, gli accadimenti, rientrino o nel bene o nel male... forse però non è così semplice.

Il dualismo è una convenzione del tutto umana, non esiste in natura, ma per quieto vivere siamo stati inseriti in un sistema meglio controllabile tramite le regole, i tabù, i moralismi il cui unico scopo è far scattare nei più, un senso di frustrazione profonda se non si riesce a rimanere in certi schemi.

Ora, non mi fraintendete, non è mia intenzione affermare che le regole non servano, anzi, ma mi piacerebbe riuscire ad intendere le cose come se fossero prive di intenti positivi e/o negativi.

Grafologicamente un individuo non è mai buono o cattivo, al massimo è più o meno capace di gestirsi e di fare esperienze in base alle sue potenzialità, che oggettivamente possono essere più o meno ampie.
Una scrittura non è mai positiva o negativa, ogni parte dello scritto individua la complessità dell'individuo, mettendone a fuoco gli aspetti dominanti (bianchi e neri) ma anche tutta la scala di grigi, che a volte fanno la differenza. Perchè chi scrive infondo, mette su un foglio la sua vita, passata, presente e futura, con tutte le sue sfumature.
Sarebbe forse molto più semplice vedere la vita in un'ottica esperienziale e non dualista!




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