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- La scrittura sulla pelle

Scrivere, nasce come un'attività di pochi (ricchi, potenti, acculturati), si diffonde col diffondersi del benessere industriale, per regredire in maniera inversamente proporzionare allo svilupparsi di un certo tipo di tecnologia, oserei dire, inutile e scontata.
L'attività scrittoria sta subendo oggi, una regressione allucinante che comporta gravi danni per i più giovani e non, dal punto di vista cerebrale e muscolo/scheletrico, per non parlare dei concetti espressi, capitolo a parte di non minor importanza.
Fatta questa riflessione, possiamo dire che oggi sta praticamente scomparendo un'attività che ha avuto inizio fondamentalmente quando l'uomo ha sentito l'esigenza di trasmettere qualcosa in maniera duratura agli altri. Questo è evidentemente un vero atto di benevolenza verso il prossimo, ecco perché spesso si legge, che scrivere è un atto d'amore!
L'uomo ha utilizzato qualsivoglia materiale per scrivere, ha scritto sulle pietre, sull'argilla, sui papiri, sul cuoio, su ogni tipo di materiale, ma bello è pensare che, specialmente nei popoli tribali (ancora oggi) uno dei supporti maggiormente usati è la pelle.
Sì, sì, la pelle. I tatuaggi forse non sono una forma di scrittura? Chi scrive e chi si "fa scrivere" non sono forse come penna e foglio?
L'unica obiezione da farsi a questo tipo di scritti, è che la loro durata non è poi così lunga, dura giusto il tempo di una vita!

Vi lascio con l'indicazione di uno dei simboli più belli usati fra i tatuaggi (a detta di chi scrive ovviamente), il LOTO:

secondo la tradizione orientale, il fiore di loto chiuso o pulsante è un simbolo delle infinite possibilità dell'uomo, mentre il fiore di loto aperto rappresenta la creazione dell'universo. 
Per la mitologia greca invece, queste piante hanno l'effetto di un narcotico, perché causano un sonno tranquillo e l'amnesia a coloro che li ingeriscono (i mangiatori di loto erano un popolo che viveva su un'isola vicino al Nord Africa e, come suggerisce il nome, si cibavano di piante e fiori di loto). 

- Tremore naturale e artificioso


Quando si scrive, si estrinseca sul foglio un insieme di movimenti coordinati che portano al tracciamento delle linee. Il coordinamento dipende dall'integrità del sistema motorio/cerebrale, dall'integrità delle connessioni neurali, dal cervelletto, dal sistema limbico, insomma, tutto dipende dall'equilibrio e dalla buona salute della struttura centrale e periferica dell'individuo che scrive.
Per questo motivo, la scrittura, in un certo qual modo, rappresenta la sintesi di un tremore diremmo "ideale". Impossibile è infatti, per chi scrive, non avere alcun tipo di tremore, così come è del tutto impossibile non estrinsecare quest'ultimo nella scrittura.

Attenzione però, in scrittura non tutti i tremori che si rintracciano negli scritti sono uguali. Partendo dal presupposto che possono esistere delle patologie in grado di rendere i tremori corporei naturali, più marcati o addirittura estremamente intensi e gravi, esiste anche la possibilità di dissimulare un tremore, rendendo lo scritto artificioso.
Potremmo quindi distinguere fra due grandi macro-categorie:

  1. Tremore naturale
    che segue un andamento con tracciato tremolante, a volte zigzagante, a volte vacillante. Si tratta però di un tremore autentico, che ha la caratteristica di essere lineare e omogeneo. Molto facile è capirne il valore nelle scritture di un tempo, in cui il vacillare è dato soprattutto dall'emozione dello scrivente, dalla tensione emotiva, di fronte ad un atto solo di pochi (ancora fino alla prima metà del '900 l'analfabetismo era altissimo nel nostro paese).
  2. Tremore artificioso
    si tratta sicuramente di scritture realizzate ad-hoc in maniera artificiosa. sarà comunque difficilissimo per il falsario, riprodurre un tremolio dal carattere naturale per l'intero scritto con le stesse caratteristiche di naturalezza che avrebbe un tracciato con tremolio naturale. I continui slanci e scarichi di energia, basteranno da soli a smascherare il raggiro.
    Stessa cosa può presentarsi nel casi di scrittura guidata in cui, il conflitto fra l'azione scrivente del guidato e del guidante, portano ad un tremolio, che nulla ha di naturale ma sicuramente ha tutti i tratti del conflitto.

- Scrivere in Nero o in Blu, l'eterno dilemma


La scelta del colore con cui si scrive è relativo all'affettività, alle emozioni, sensazioni, all'equilibrio psicologico che evidentemente, non sono mai uguali a se stessi (tanto meno lo saranno tra persone differenti fra loro).
Il colore è portatore di un valore soggettivo per chi scrive, un valore profondo, inconscio, tanto che ognuno di noi è toccato in maniera di versa dall'utilizzo dei colori (lo sanno bene i pubblicitari).


Vediamo quindi il significato dell'utilizzo del nero e blu in scrittura:


  1. Nero
    culturalmente il nero è il colore dell'oscurità, per esteso quindi indica l'ignoto, il mistero, ma anche la solennità, l'eleganza, la seduzione e anche il trapasso. Scrivere in nero è la scelta per eccellenza di molti, evoca una scrittura, incisiva, razionale, auto-affermativa, formale ed elegante, per non parlare del fatto che viene comunque suggerita per gli atti formali e legali.
    C'è da dire che il nero non è considerato un vero colore, o meglio lo è ma è anche sua stessa negazione. La scelta del nero è un po' una presa di distanza dal mondo a colori, è un po' come scegliere l'oggettività a tutti i costi, in un mondo dove regna sovrana, oggi più che mai, la soggettività. Se scegliete il nero a tutti i costi, sicuramente vi ritroverete nell'affermazione che vi vede persone oggettive, che rifuggono dell'oppressione degli stati emotivi ed indipendenti nei giudizi.
  2. Blu
    generalmente il blu è per così dire, l'opposto del nero, lo possiamo proprio definire, "Il colore del sentire", La scelta del tratto blu indica la vicinanza al mondo della ricettività femminile, dell'acquaticità primordiale, della sensibilità, della rassicurazione materna.
    La dipendenza dal blu, specialmente se molto scuro, indica che la persona è creativa, affettuosa, avvolgente, ma senza perdere il suo raziocinio di fondo.
    C'è chi poi usa il blu a periodi, quando si sente stressato ed ha bisogno di periodi di riposo psicologico, di pace, di tregua interiore, di silenzio emotivo. 
    Il blu è il colore della serenità emotiva ed è collegato al quinto chackra Vishudda (Il Puro - Gola) la cui buona funzionalità migliora la comunicazione, il timbro vocale e la creatività.
    Se vi interessa, il blu è utilizzato anche per calmare i bambini, il "barattolo della calma Montessori" ne è uno spettacolare esempio.

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