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- V - La Vittoria

Strano è, che spesso il temine "Vittoria" si associ ad eventi bellici o comunque di carattere conflittuale, in cui vince appunto, la fazione che prevale sull'altra. Bisognerebbe però spingersi sempre oltre le apparenze delle cose, così come delle parole. Vittoria non è solo quella "schiacciante", ma anche e sopratutto quella "alata". Sì esatto... Vittoria è una dea e con le ali per giunta! Sarà che già gli antichi avevano capito che la vera salvezza dell'umanità non risiede nell'eliminazione dell'altro, bensì nell'elevazione (morale e non solo) di noi stessi?! Tra l'altro non deve essere nemmeno un caso che Vittoria fosse sorella di Potenza, Forza e Ardore (impersonificate rispettivamente da Cratos, Bia, Zelus).


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- U - La paura

Non ci si fa mai caso, ma la lettera U spesso è utilizzata in un'accezione pocopositiva. Quando vogliamo dar l'idea della paura generalmente utilizziamo la lettera U, per simulare il vento, l'ululato, il "verso" dei fantasmi, ecc. ecc.

Esiste un bel racconto di Iginio Ugo Tarchetti (LA LETTERA U - (Manoscritto d'un pazzo) - Tratto da "I racconti fantastici") , che parla proprio della U.

Ne propongo solamente una parte, troverete poi il link che vi rimanderà al sito in cui potrete trovare il racconto integrale.

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- Olismo - όλος – la totalità

L'Olismo (dal greco όλος, cioè "la totalità") è una posizione filosofica basata sull'idea che le proprietà di un sistema non possano essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti. Relativamente a ciò che può essere chiamato "olistico", per definizione, la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente della somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente. Un tipico esempio di struttura olistica è l'organismo biologico, perché un essere vivente, in quanto tale, va considerato sempre come un'unità-totalità non esprimibile con l'insieme delle parti che lo costituiscono.

In relazione a quanto detto sopra, quando si parla di olismo nei confronti dell'uomo, si fa riferimento quindi, anche al suo stato psico-fisico, della sua salute insomma. Nel corso di questi ultimi anni i concetti di salute e di malattia sono notevolmente cambiati nell’opinione pubblica. In base a ciò, studiosi competenti hanno iniziato degli ambiziosi progetti, utilizzando la grafologia, per la ricerca di ulteriori mezzi per il raggiungimento di uno stato di equilibrio psico-fisico adeguato. E' ormai risaputo che la grafologia è una scienza, ma è anche vero che ci sirende conto dei suoi limiti di applicazione, se non viene associata ad un tecnica terapeutica che serve ad aiutare chi accusa dei disturbi di personalità o chi soffre di malattie organiche con una matrice psicosomatica. In altri termini, la grafologia è un ottimo strumento di indagine e diagnosi ma, da sola resta fine a se stessa; infatti, quando eseguiamo un’analisi grafologica e riscontriamo un problema, abbiamo bisogno di altri strumenti per risolverlo. I mezzi terapeutici a disposizione sono molteplici: terapia psicologica, ginnastica posturale, ipnoterapia, training autogeno, varie tecniche di rilassamento e massaggio etc., secondo la cultura e le propensioni individuali di ciascuno. Nessuna di queste tecniche però, presa isolatamente, è di per sé risolutiva, poiché solo tramite un approccio olistico possiamo portare un effettivo giovamento. Dobbiamo considerare, cioè, l’uomo nel suo insieme psicosomatico: quando si rompe un equilibrio, insorge la patologia. Tale convincimento è ulteriormente rafforzato dalla visione globale dell’uomo, propria della metodologia grafologica.

I numerosi studi in questo campo, si sono riproposti di associare, come ausilio terapeutico, i Fiori di Bach per dare alla grafologia un nuovo campo di applicazione pratico. I floriterapeuti, infatti, prima di poter dare la giusta essenza floreale si avvalgono di metodi diagnostici quali: lunghi colloqui, questionari, apparecchiature varie etc…. Il segno grafico è in grado di descrivere con precisione la struttura di personalità del soggetto, senza i filtri del conscio, e le relative implicazioni somatiche e comportamentali permettendo quindi un intervento terapeutico adeguato, con risultati positivi.
Per raggiungere questo scopo sono stati messi in correlazione i principali segni grafologici con le descrizioni dei Fiori di Bach reperibili su tutta la letteratura più accreditata, ricavandone precisi profili diagnostici. Alla fine è stata elaborata una tabella di correlazione segno-fiore, che permette una veloce prescrizione della terapia in base ai segni grafologici individuati nella scrittura di ogni soggetto preso in esame. Con l’aiuto di tale tabella sono stati trattati moltissimi casi, con risultati promettenti, che quanto prima saranno sottoposti ad analisi statistica.
Questo studio è stato effettuato, ed è tuttora in corso, in totale sicurezza, data la assoluta innocuità del trattamento con i Fiori di Bach, che sono in pratica esenti da ogni effetto collaterale.

- Adolescenti!

Navigando su internet, mi sono imbattuta in un bell'articolo sullo studio Grafologico relativo alla condizione dei giovani di oggi, del loro modo di vedere e percepire le cose e soprattutto di affrontare la vita. La Grafologia è uno strumento sicuramente valido per riuscire a "scavare" l'interiorità di chi crescendo nel presente, dovrà poi (si spera) riuscire a costruire il futuro (anche se le prospettive oggi non sono forse le più rosee).
Passando più nello specifico all'articolo di cui parlavo sopra, lo stesso ha messo in luce dei risultati molto chiari ma altrettanto sconcertanti. Prendendo in considerazione, da più punti di vista, le grafie di 977 ragazzi del nord Italia, è scaturito quanto segue:
  • un 1/4 circa delle grafie presenta spiccati segni di immaturità
  • un 1/2 circa indicano uno spiccato conformisimo e culto dell'immagine in chi scrive
  • un 1/4 circa hanno grandi tratti di influenzabilità
Tra le altre cose 9 ragazzi su 10 non sono sicuramente in grado di effettuare nessun tipo di approfondimento critico, ma soprattutto una buona percentuale di maschi, presenta segni di confusione di genere. Questo forse è l'aspetto "nuovo" ripetto al decennio passato. Negli anni '90 molti erano infatti più delineate le scritture nel genere. Da un lato i maschi con uno stile "Ti spiezzo in due", da un lato le femmine con uno stile scrittorio molto omogeneo tra loro. Oggi invece, lo stile scrittorio si basa in larga parte sulla ricerca calligrafica, sulla costruzione, sulla convenzione, portando all'affermazione di una modalità grafica eterosessuata. E' sempre più presente questa mancanza di distinzione di genere.
Il filo conduttore che comunque lega gli ultimi anni è dato dalla necessità di dover piacere a tutti i costi. Mentre in precedenza c'era negli scritti un senso di piacevolezza nell'estrinsecare il proprio essere femminile o maschile, che rendeva l'io vivace e amabile nei modi di fare, oggi si evince più che altro, la necessità di farsi considerare seri, sicuri e di successo. L'estroversione odierna è diventata uno status simbol, senza il quale i giovani si sentono non adeguati. Ad oggi questo si manifesta nel DOVER essere belli per forza in tutto, dal look alla scrittura.
Se gli anni '80-'90 vedevanoi ragazzi come "eterni" adolescenti, ad oggi la nuova generazione è portata a dover essere per forza adulta, a saltare le tappe della vita e ad essere inevitabilmente molto più fragili di ciò che viene dimostrato con gli atteggiamenti e/o il modo d'essere. I comportamenti che vengono adottati oggi giorno (comprese le modalità scrittorie), sono stereotipari, chiusi, meno espressivi di quelli che possono essere gli stati d'animo dei ragazzi. I disagi, che prima erano generalmente circoscritti alle così dette "categorie a rischio", oggi sono prorpi dei più, anche e soprattutto degli insospettabili che si celano dietro a comportamenti adattati e rassicuranti.
Sono all'ordine del giorno situazioni come le seguenti:
  • maggiore vulnerabilità agli eventuali insuccessi o presunti tali e maggiore fragilità rispetto alle difficoltà;
  • presenza di un disagio più latente e sommerso, con forte predisposizione a tratti depressivi ed a forme di somatizzazione;
  • ricerca di forme facilmente ottenibili e dai risultati immediati;
  • maggiore influenzabilità e dipendenza dalle scelte e dalle spinte motivazionali del gruppo dei pari o dell’ambiente di riferimento, per forte influenzabilità sociale.
Il disagio ed il malessere eventualmente sperimentati, inoltre, tendono ad essere negati o poco percepiti dagli stessi ragazzi, che tendono a proteggersi dietro una facciata di apparente autosufficienza e determinazione comportamentale. C'è quindi anche una perdita di cognizione e dell'oggettività delle situazioni.
Anche a livello scolastico, l'indagine di cui sto riferendo, ha messo in luce che gli adolescenti sono più propensi a memorizzare pedissequamente, piuttosto che comprendere in maniera profonda i concetti che vengono loro impartiti.
Emerge quindi in conclusione, un’immagine di bravo ragazzo, apparentemente spigliato e sicuro di sé, che si sa vendere efficacemente in ambito sociale, ma che subisce molto di più le frustrazioni derivate dagli insuccessi reali o presunti, con una aggressività negativa prevalentemente autodiretta ed una autonomia reale generalmente narcisista, egocentrica: il bisogno dell’altro è finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo. L’universo umano che ne emerge, mette in luce sostanzialmente uno spaccato generazionale contraddistinto da sicurezza propositiva, supportata sostanzialmente dai principi sociali del “dover essere”, del “fine che giustifica i mezzi” e dal chiaro riconoscimento del fattore economico, con carenza di strumenti interni motivazionali sufficienti (valoriali) ed incapacità a tollerare frustrazioni, insuccessi e rifiuti.
E dal punto di vista delle interazioni e della socializzazione con gli altri? E' emersa prepotentemente la tendenza o ad uno sbilanciamento eccessivo verso il gruppo o ad una eccessiva centralizzazione su sé stessi, con conseguente consolidamento di tratti depressivi e di somatizzazione.
Altrettanto interessante è la distinzione dei profili grafologici individuati tra i ragazzi che frequentanoil liceo ei ragazzi degli istituti tecnici e professionali. I primi, sono più centrati sull’impegno, sulla fermezza, sulla sostenutezza, presentano un disagio più autodiretto, una ricerca di autonomia propositiva che nasconde però una significativa confusione. I ragazzi degli istituti tecnici e professionali, invece, si contraddistinguono generalmente per sostanziale maggiore vivacità e spregiudicatezza, propositività e calore comunicativo, con un tentativo di autoaffermazione che fallisce di fronte all’impegno. In questo caso, si afferma una sorta di sfiducia culturale e sociale verso un ipotizzato modello familiare retrostante, nel quale è mancato il sostegno e l’esempio di fronte all’impegno preteso.
Complessivamente, siamo in presenza di una generazione con una infondata presunzione intellettiva e una incapacità sostanziale a stare con gli altri. Ma su tutto pare pesare l’assenza del mondo degli adulti, come efficace deterrente di condotte a rischio o troppo consumisticamente permissive e come significativo e forte promotore di percorsi educativi coerenti, stabili, centrati sull’essere e non sull’avere. O, quanto meno, sul diventare. I ragazzi, quindi, oggi si sentono al centro del mondo e pretendono un’attenzione ed un riconoscimento, principalmente legato a gratificazioni materiali o narcisistiche immediate. La stereotipia comportamentale, che nasconde un significativo disorientamento interiore, rende sostanzialmente i ragazzi più fragili, meno collaborativi e poco preparati a sostenere stress, insuccessi, e ad impossessarsi dei progetti e dei propri percorsi evolutivi.
E' evidente che da questa indagine grafologica sono scaturiti segnali decisamente allarmanti, relativamente ad una generazione nuova che rischia di perdersi prima ancora di trovare il suo posto nel mondo.

- T - La timidezza

Per la lettera T cambierò tipo di argomentazione, una bella canzone di Mina, per dare l'idea a chi pensa di non averne mai "sofferto", di che cosa sia la timidezza:

Voi mi guardate e penserete chissà che - voi mi studiate cercando il punto debole è tanto facile, non è difficile - vi basterà guardarmi in faccia ecco che divento rossa - scapperei via di qua. - Sono timida.
Voi mi parlate per sapere un pò di più - voi mi applaudite e io mi sento venir giù ma non è facile, anzi è difficile - quando mi arrampico ad un discorso già mi viene il fiato corto - non mi lascio andare mai. - Sono timida.



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