Non credo che ci si pensi spesso, ma anche i gesti con cui eseguiamo una cancellatura di ciò che abbiamo già scritto, hanno una valenza dal punto di vista grafologico.
In fin dei conti quello del cancellare è un modo di rapportarsi con un errore, che può essere risolto in vari modi.
C'è chi tira una semplice riga sopra la o le parole che vuole eliminare, c'è chi esegue dei segni di vario tipo sopra le lettere errate ( righine, cerchietti, linee scomposte, ecc.), c'è chi cerca di non lasciare alcuna possibilità di vedere le lettere e/o parole errate, creando delle "macchie" coprenti e di grande pressione.
Nella cancellatura quindi, è possibile individuare segni di stress, affaticamento, disappunto, delusione, sensi di colpa, ma anche volontà, pragmatismo, coerenza, correttezza, vivacità.
Nella cancellatura si possono esaminare tantissimi segni, dalla pressione, alla velocità dello scritto, per passare alle eventuali macchie di inchiostro ed alla comprensibilità, ecc. ecc.
Ricordiamoci quindi, che molto di noi dicono gli spazi vergati, quelli vuoti ma anche quelli cancellati.