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- Unità che diventano decine...

Sentiamo parlare spesso del disturbo della dislessia, magari abbiamo sentito anche la parola disortografia... ma quante volte abbiamo sentito il termine discalculia?

La discalculia corrisponde alla difficoltà nell’eseguire calcoli aritmetici anche molto semplici, nonostante l'intelligenza posseduta dai bambini che ne soffrono, sia perfettamente normale.
Questi bambini sono al pari degli altri in grado di compiere ragionamenti logici anche complessi, l'unica differenza è all'atto pratico... lo scrivere i numeri diventa una lotta fra gli occhi che guardano il foglio bianco, la mano che deve scrivere guidata da un impulso cerebrale che si disperde fra i quadretti delle pagine. 

Questi bambini hanno solo una difficoltà a riconoscere e scrivere i numeri, infatti a volte li scrivono speculari, a volte li invertono. La difficoltà forse più grande è però incolonnare i numeri, perchè l'incolonnamento avviene da destra verso sinistra e diventa difficilissimo utilizzare questo tipo di andamento nel collocare le unità, le decine, le centinaia,le migliaia, ecc. (infondo la scrittura si sviluppa da sinistra verso destra, mentre la quantità numerica si muove in senso opposto, e alla fine ahinoi, spesso le unità cambiano posto e diventano decine e/o viceversa).

Non si creda quindi che ci si trova di fronte a bambini deficitari, il vero deficit lo avremmo noi anche solo nel pensare che lo siano... per rendersene conto basta guardarli, mentre giocano, mentre sono assorti nei loro pensieri e mondi immaginari, basta guardarli negli occhi!!!

- La paura di scrivere

La paura di scrivere mette in luce come chi si trova di fronte ad un foglio bianco, non riesca a
concepirlo in maniera differente, quando siamo di fronte ad una pagina vuota con la penna in mano, ma non sappiamo da dove, da cosa incominciare, ci sentiamo sopraffatti da mille pensieri e dubbi e forse iniziamo a pensare che non riusciremo mai a intraprendere quel percorso creativo, che ci darà la possibilità di scrivere qualcosa.

Siamo di fronte ad un foglio sì, ma siamo dinnanzi alla vita, che ci lascia spesso interdetti, frustrati o peggio ancora, angosciati dalle tante, mille nostre paure. Tante cose ci spaventano nel vivere quotidiano, ma una di queste tante angosce è forse la più grande di tutte, la paura del non farcela a raggiungere qualcosa che vorremmo, la paura di scoprirci deboli e a volte incapaci.
Le debolezze dell’uomo sono però parte integrante della sua “umanità”, come faremmo a sapere cos’è il buono senza conoscere il cattivo, come faremmo a scrivere su un foglio bianco se non avessimo un inchiostro nero e come faremmo a riscoprirci coraggiosi (nella nostra speranza) se non sapessimo che cos’è la paura?!

La vita va affrontata sempre e comunque, nei suoi aspetti positivi ma soprattutto in quelli negativi, il foglio bianco va preso di petto se vogliamo che il nostro cervello ci riversi dentro tutto se stesso, nella sua complessità e con la sua sensibilità.
Scrivere può essere uno stimolo giusto per far uscire quel che abbiamo dentro, una valvola di sfogo, anche perché nella realtà chi pensa che col tempo si può abituare alle sue paure, mente a se stesso. Alla paura, specialmente a quella di vivere, non ci si abitua mai, anzi.

Allora scriviamo, iniziamo questo cammino verso un traguardo che speranzosi vorremmo raggiungere, rimanendo sempre consci che l’unico timore che dobbiamo avere nella vita, è quello di ritrovarci un giorno senza più la volontà di iniziare questo cammino… continuiamo allora a scrivere, a avanzare nel nostro percorso e anche se cadremo e ci faremo male tante e tante volte, rialziamoci fiduciosi per raggiungere i nostri traguardi.

- Depressione

Sempre più spesso sentiamo parlare di sfiducia nel domani, di stanchezza, di disgusto di vivere, di comportamenti apatici ed abulici, di disperazione, di oscurità dell’anima. È senza dubbio vero che esiste un male oscuro, molto più presente di quanto non si possa immaginare, che vischioso si insinua nelle fessure del nostro essere e noi sempre più storditi dal frenetico e minaccioso mondo che ci circonda, spesso facciamo fatica a riconoscerlo. 
Annebbiati come siamo dai falsi miti del progresso e dall’avere a tutti i costi (costi quel che costi), non sappiamo più riconoscere la bellezza dell’essere semplice, che smarrito ci impedisce di vivere ai ritmi della natura, ci impedisce di inspirare l’aria nei polmoni avendo il tempo di gustarne l’odore, buono o cattivo che sia, perché la vita è fatta di bene e male, di cose giuste e sbagliate, di alti e bassi, che però sempre inevitabilmente si riequilibrano da sé. La perdita dei giusti ritmi ci annebbia, ci scompiglia, ci fa agitare come chi tende le braccia inghiottito dalle onde del mare, o come chi tenta di non precipitare, tenendosi con tutte le forze cercando di resistere aggrappato con l’indice della mano destra all’ultimo appiglio.

Niente paura però, dalla nostra abbiamo il tempo, che per ognuno ha avuto un inizio ed avrà una fine, e che sicuramente è l’unica vera speranza che abbiamo. Nulla rimane per sempre nello stato in cui si manifesta, né noi ma nemmeno tutto ciò che ci ha fatto tanto “tribolare”.
E mentre aspettiamo che il tempo passi?! Bhè ricordiamoci che nulla porta veramente un danno irreparabile, tutto è esperienza e tutto va nella direzione dell’evoluzione. Se i fiori non sfiorissero, non ci sarebbero i semi e se questi non perdessero la loro perfezione non nascerebbe la vita. Anche da qualcosa che ci “rompe” dentro, possiamo trovare del buono… la luce che può entrare da quella rottura è una parte di questo “buono”.
In calce a questo pensiero, vi propongo alcuni dati di una ricerca grafologica su i segni più riscontrati nella scrittura di persone depresse:
  • Aste curve 46%
  • Scrittura discendente 40%
  • Tagli t declinanti 12%
  • Scrittura pendente 12%
  • Ricci della confusione 16%
  • Tagli t a volteggi 8%
  • Ricci dell’insicurezza 4%
  • Scrittura ascendente 6%

- Scrivere è come vivere

La contrapposizione fra bianco e nero è una costante che esiste dal principio.
Prima di nascere siamo al buio, poi veniamo irradiati da un bagliore che conosceremo come luce e un giorno torneremo alle tenebre che saranno la porta per una nuova luce (quella eterna, o almeno così ce l’hanno spiegata… ).

Tutto nella vita vissuta è bianco e nero; dalle esperienze più complesse, al normale vivere quotidiano, l’uomo (inteso in senso lato, come individuo) sempre si dibatte fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra ciò che vorrebbe ma non può e ciò che potrebbe ma non vuole. Le ansie, le indecisioni, le angosce della vita, altro non sono che il nero che affiora e dipinge il bianco del foglio che siamo noi.

Tutto ciò che è frutto di un sentimento, di un’idea, di un pensiero, di un’azione, ha una parte di bianco e di nero… in tutto questo lo scrivere rispecchia in pieno tale stato di cose… ed esalta anche il concetto secondo il quale, per riconoscere le parti scure è sempre necessario avere ben presente che cosa sono quelle chiare. Come potremmo riconoscere un tratto nero di penna, se scrivessimo su un foglio altrettanto nero? (ed è vero anche il contrario si intende).

Un dubbio mi assale… non sarà allora che bianco e nero non si contrappongono ma si completano?!

- Banchi a due piazze!

Oggi dobbiamo più che mai fare i conti con le nuove tecnologie, che a partire dagli anni ’90 in poi, sono entrate prepotentemente nella nostra vita quotidiana.
In particolare la tecnologia è utilizzata per svolgere compiti di “ordinaria amministrazione”, e in questo ci si rende conto dell’evoluzione che nel tempo hanno avuto determinate situazioni; se ad es. un tempo per scambiarsi un messaggio era necessario scrivere a penna, successivamente è arrivato il telefono fisso e poi, più recentemente, quello senza fili che ha portato con sé il tanto discusso SMS. Per ragioni di agilità, scioltezza, risparmio di tempo, è sempre maggiore la necessità di guardare poco alla forma di ciò che si realizza e purtroppo si è notato nei tempi più recenti, che si inizia a perdere anche il contenuto, con le sue sfumature… si preferisce molto più “snocciolare” concetti complessi con un “TVTTBAM”, piuttosto che scrivere una frase del tipo “L’amore vero è come una farfalla tra le mani: se la stringi troppo muore ma se la lasci se ne va... accarezzala e sarà sempre con te”, che seppur possa sembrare sciocca e/o banale lascia almeno trapelare l’impegno della mano che ha scritto, guidata da un cervello che ha pensato e da in cuore che ha sentito.

Questa sorta di rivoluzione culturale, se dapprima ha iniziato ad espandersi fra i giovani, oggi sempre più si sta divulgando anche fra i giovanissimi, non è raro vedere dei bambini, anche molto piccoli, che iniziano a digitare sulla tastiera del PC piuttosto che impugnare un pennarello e fare un bello scarabocchio.

Da più parti ormai fioccano i commenti negativi su questo stato di cose, anche perché da recenti studi realizzati guarda caso in America, si è potuto, con certezza, definire che lo stato mentale dei bambini risulta più stimolato e quindi più pronto, sveglio e migliore nel complesso, se da piccolissimi iniziano a usare penne, matite, pennarelli o qualsiasi altro strumento che gli permetta, dapprima di scarabocchiare, e poi a scuola di scrivere.

Vero è che il progresso non si può fermare, perché vorrebbe dire fermare la natura stessa dell’uomo, come anche è vero che non è opportuno abbandonarsi alle facilitazioni tecnologiche, però magari si potrebbe trovare una via di mezzo… sarebbe un’idea quella di creare i così detti “banchi a due piazze” ovvero un sistema (a partire da quello scolastico) che permetta di prendere il buono sia della penna che della tastiera.

- La penna d'Oca

La penna d’oca fu uno strumento scrittorio che andò progressivamente sostituendo il calamo in Occidente, fra il VI e il IX sec. La possibilità di scrivere in maniera più fine e flessibile sulla pergamena, fu sicuramente il suo grande pregio, era così più facile ottenere un tratto pieno ma allo stesso tempo delicato.

Ancora oggi c’è chi ama questo strumento scrittorio, ma ammesso che anche noi ci volessimo impegnare nella scrittura con questo antico strumento, come potremmo fare a procurarcene uno? La risposta più adeguata è: “fai da te”. Ogni amante della scrittura a mano con strumenti “antichi”, ama anche costruirseli; nel nostro caso vediamo come.
Ogni uccello produce pochissime penne realmente utilizzabili al nostro scopo (4-5), su ogni ala, in più per la natura stessa dell’animale (per le sue esigenze di essere vivente) queste penne sono ricoperte da uno strato di grasso che non permetterebbe all’inchiostro di rimanere attaccato, ma lo farebbe scivolare via. Per eliminare questa parte adiposa, occorre porre l’estremità della penna fra la cenere o la sabba calda per poi successivamente raschiare via il tutto. Una volta che la piuma sarà ripulita occorrerà farla invecchiare. Si dice che una buona penna d’oca vada fatta invecchiare almeno un anno, per poi essere utilizzata solo dopo l’ultimo taglio (col tagliapenna naturalmente).

Fino al 1800 la produzione e vendita di penne d’oca era importantissima in Europa, in paesi come la Polonia, Lituania, ecc. Ma si sa che l’evoluzione è destinata a far cambiare le cose, e se è vero che la storia è in continuo divenire, così come la penna d’oca fece sparire il calamo, così la penna a sfera fece piazza pulita di tutto il resto.

- Rune Cirth

Orchi, nani, elfi e molte altre di queste creature, vi fanno pensare a qualcuno in particolare? Bhè certo, è un po’ vago! Ma se dico “Il Signore degli Anelli”? Adesso sì… Tolkien è la risposta giusta.

Tolkien è sicuramente uno dei più famosi letterati, studioso, di grande esattezza linguistica e straordinaria fantasia, ad essere entrato nell’”Olimpo” della grande letteratura. Il Signore degli Anelli ad esempio, è molto vicino all’epica e al fantasy, è estremamente imbevuto delle tradizioni, storie e leggende inglesi e di tutta la tradizione favolistica dell’Europa settentrionale, utilizzate fin nei minimi dettagli, tanto da ricreare una vera e propria “realtà”.

Ora arriviamo alle Rune Cirth. Così come Talkien ha creato tante “realtà fantastiche”, ha fatto la stessa cosa anche con leRrune Cirth. Queste lettere-simbolo sono direttamente connesse alla rune anglosassoni e sono state espressamente create per ricostituire un’atmosfera misteriosa ed estremamente connessa alla natura. Graficamente simili alle vere rune, le Cirth richiamano infatti gli alberi della foresta, assomigliano a tante piante, magari quelle stesse che facevano da cornice alle cerimonie druidiche e magiche.
Si tratta di un alfabeto semplice, lineare, dritto e senza curve. La lettere tracciate con pugnali o oggetti appuntiti di vario genere, su superfici altrettanto semplici come pietra e legno, lasciano trapelare la forza e decisione, nonché la mascolinità e l’essenzialità dei tratti, privi di orpelli e vicinissimi alla natura.

In fondo cosa, se non la determinazione e l’efficacia, il mistero, la forza e la magia, filtrante da una scrittura come quella delle Rune Cirth, possono farci “fondare” concretamente un mondo come la Terra di Mezzo?!

- Gnommish

Lo Gnommish è la prova evidente che ciò che è scritto e non compreso, va decifrato! La curiosità che può stuzzicare un codice sconosciuto, rende le menti, di adulti e bambini, finalizzate ad uno stesso scopo… la SCOPERTA.

La scrittura Gnommish fu creata appositamente per i libri di Eloin Colfer, il suo “Popolo fatato” sarebbe stato così capace di celare dietro un inesplicabile simbolismo, messaggi, segreti, ecc. ecc.
Nella realtà questo linguaggio molto assomiglia all’egizio, se non altro per la forma e le modalità di stesura. Anch’esso è impiantato su particolarissimi simboli grafici, che possono essere scritti dall’alto verso il basso oppure da sinistra a desta. È evidente che però, cambiano gli ideogrammi, che nello gnommish sono ispirati ad elementi naturali, ma anche ad elementi geometrici che fanno richiamo a simboli pseudo alchemici, magici insomma!

È ovvio, si tratta di finzione, ma tutto è stato congegnato per far insorgere in chi legge, il senso del suggestivo, mistico, oscuro ed ignoto anche se al tempo stesso molto più familiare di quanto si possa pensare. In fondo il simbolismo gnommish utilizza funghi, granchi, foglie… chi non ha mai visto queste cose?
Questa scrittura, seppur inventata, dimostra ancora una volta come dietro una grande società (anche se fatata e magica per cui inventata “forse”) ci sia la scrittura, capace di indicare, indirizzare, ricordare, trasmettere nel tempo… ma allo stesso tempo anche capace di tacere, non essere scontata, che dice senza necessariamente mostrare.

La scrittura gnommish, come qualsiasi altro codice per arcano che sia, ha spinto, spinge e spingerà ancora l’uomo, ad impadronirsi della sua chiave d’accesso, per avere aperti nuovi orizzonti.

- Atlantide

Ancora oggi il nome Atlantide ispira l’immaginazione. La leggendaria isola (in greco Ἀτλαντίς, "figlia di Atlante"), narrata per la prima volta da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia, sarebbe stata una immensa potenza navale situata al di là delle Colonne d’Ercole, che sprofondò rovinosamente in un solo giorno ed una sola notte, non lasciando traccia di sé ai posteri.

Già il nome dell’isola e dei suoi abitanti, racconta una discendenza importante. Infondo Atlante era solo il governatore dell’Oceano Atlantico, figlio di Poseidone!
Probabilmente, Atlantide è ancora oggi nella mente di molti, perché è attorniata da un alone di mistero… tanti pensano che sia solo una leggenda, ma molti di più sono quelli che in cuor loro la “sentono” come una realtà.

Numerose sono state le opere create a sostegno della sua esistenza, sono stati scritti e sceneggiati tanti libri e film più o meno realistici e credibili, ma la cosa che a noi qui interessa di più rilevare, è che anche per Atlantide esiste una scrittura (e il relativo alfabeto ovviamente).
Fu Marc Okrand, insieme ad altri linguisti ed esperti grafici, a creare la lingua atlantidea, che ha una caratteristica significativa, infatti fu deciso di scriverla con stile bustrofedico, un chiaro richiamo alle origini dell’uomo, al legame con la vita più vera, alla terra. Ma il movimento bustrofedico è sicuramente agganciabile anche all’elemento acqua, alla movenza dei pesci che nuotano (la cui forma è ripresa in alcune lettere) che rimanda alla sinuosità, alla scorrevolezza ma allo stesso tempo alla compattezza, all’incomprensibilità, al senso arcano delle cose.

È proprio per questo che la grafica di questa grafia è molto interessante grafologicamente, esprime senza esitazione il mistero, l’abisso, l’antico, lo sconosciuto, la complessità nella comprensione dell’abisso e quindi dell’inconscio.
Sicuramente Okrand ha avuto un’immaginazione estremamente ispirata!

- Utopia

Tommaso Moro, politico e filosofo inglese, nella sua opera “L’Utopia”, teorizzò quello che è ancora oggi il sogno di molti, una società ideale, libera nel pensiero e nel progresso, tollerante nella vita comunitaria, insomma una società “perfetta” (sempre che la perfezione esista in senso obiettivo).
Idealizzando la sua società utopica, Moro dovette inventarsi anche una scrittura utopica, per il semplice motivo che non esiste società senza sistema scrittorio, tanto più una società perfetta!
Ma quali sono le caratteristiche della scrittura “utopica”?!

A ben vedere tutte quelle che rendono l’idea di un alto livello politico/culturale, le sue forme geometriche, essenziali, funzionali, semplici e rispettose delle “Divine proporzioni”.
Una scrittura priva di fronzoli, di ogni eccesso ed orpello, schietta essenziale, una scrittura di chi va dritto al nocciolo della questione senza disperdere tempo ed energie preziose in inutili particolari.

I cerchi, i rettangoli, i triangoli equilateri di questa scrittura, indicano estrema stabilità, equilibrio, forza, coerenza e grande tensione verso lo spirito e la mente.
Ma come a volte accade, i grandi sogni sono spesso destinati a rimanere tali, e Moro anche per mezzo della scrittura, delineò un pensiero grande, nobile, necessario, ma evidentemente anche per questo Utopico (dal greco οὐ (non) e τόπος (luogo), quindi «luogo inesistente» o «luogo perfetto»).

- La scrittura e il mondo della fantasia

Ogni cultura ha con il tempo, sviluppato un proprio linguaggio, che da orale è passato allo scritto... questo ormai è risaputo. Il lungo procedimento che ha generato la scrittura (parlandone in senso generale e generico), è sicuramente stato lungo e non semplice.

Maavete mai pensato che ci sono linguaggi che in realtà non hanno "faticato" così tanto per nascere, essere utilizzati ed emergere?! Linguaggi che pur avendo una loro struttura linguistica anche complessa, in realtà si sono imposti in maniera rapidissima.
Sto parlando delle scritture fantastiche, cioè di quelle create da uno o più individui, in pochissimo tempo, per fare una cosa importantissima... dare credibilità.
E' sì, perchè nessuna cultura è credibile se non poggia su qualcosa di scritto. Il modo di dire "Carta canta" non è mai stato così appropriato come in questo caso!
Tutti gli amanti del Fantasye della Fantascienza in generale, sanno che esistono infiniti mondi, popoli e culture inventate, che allo stesso tempo si poggiano su pilastri societari quali la scrittura.
Esistono linguaggi fantastici, che hanno tutti gli elementi di una vera e propria lingua, dalla grammatica, all’aspetto grafico più o meno complesso, tanto che è tutt’oggi possibile utilizzarle come se fossero una qualsiasi lingua straniera.

E’ possibile grafologare anche questo tipo di scritture come avviene per quelle “reali”?!
Ovviamente sì… siamo al confine fra realtà e fantasia, ma se è vero che le scritture fantastiche nascono dalla mente umana che inevitabilmente vuole trasmettere un messaggio, sarà altrettanto vero che questi linguaggi dovranno avere particolari caratteristiche per rappresentare al meglio il loro mondo.
Chiunque si cimenti in questa stranissima ricerca, che può sembrare pazza, ma in realtà cerca di capire come la mente umana rappresenti determinate emozioni, sensazione e pensieri… dicevo, chiunque si impegni in questa ricerca, scoprirà ben presto, che di scritture inventate ce ne sono più di quello che si può immaginare.
Dalla scrittura atlantidea, a quella dell’Impero Galattico, per passare alla Terra di Mezzo, allo startrekiano Klingon, e ancora l’elfico, ecc. ecc.

In un mondo dove oggi più che mai, la tecnologia ha reso l’immaginario così simile al reale, a volte addirittura da preferire alla vita vissuta, c’è ancora chi comunque scrive e tramite questo stupendo strumento della scrittura, ci dà l’opportunità di capire meglio, cosa si nasconde nei meandri del cerebro umano.
A breve degli articoli più dettagliati sulle caratteristiche dei principali linguaggi inventati.

- Z - Non dare per scontato

Tante volte nel recitare l'alfabeto, diciamo al Z. Scontato è quindi, che la Z sia una lettera... spesso nella vita si danno per scontate e si prendono per buone, le sole cose che si conoscono, in realtà però, l'uomo è tale perchè è portato ad ampliare i suoi orizzonti. 

Non fermiamoci dunque, a quelle che in altre circostanze definiremmo "apparenze", non diamo per scontato ciò che conosciamo, pensando che sia l'unica cosa che esiste, guardiamo oltre. 

La curiosità è di certo la carattaristica principale che ha fatto evolvere il genere umano, e se è vero che come diceva Collodi:

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- Simpaticone... ne?!

Parlando di inchiostri non può non venire alla mante il più "simpatico" di tutti! L'inchiostro simpatico infatti, è da sempre fonte di curiosità per gli addetti ai lavori e non. 
Un tempo utilizzato anche per operazioni di spionaggio, ancora oggi determina l'interesse di chi si vuole cimentare nella pratica dell'alchimia scrittoria. E' sì, perchè alla fine dei conti simpatico o meno, questo inchiostro è frutto di ingegnose reazioni fra varie sostanze. Esistono vari metodi più o meno naturali per riprodurre delle scritture "segrete", vediamole brevemente:
  • Il più semplice è quello fatto di succo di limone, che diventa visibile esponendo il foglio a una fonte di calore: questo provoca la parziale carbonizzazione del succo di limone, che compare quindi come una traccia marrone. La stessa cosa si può ottenere con acqua zuccherata.
  • Altra possibilità è quella di utilizzare il succo di limone e la tintura di iodio, che non avrà alcun tipo di reazione sulla carta là dove presente l'acido citrico.
  • Altri inchiostri simpatici sono la soluzione acquosa di solfato rameico, che, esposto a vapori di ammoniaca, assume un colore azzurro e la soluzione acquosa di acetato di piombo che, esposta a vapori di acido solfidrico, si trasforma in solfuro di piombo (nero).
Gli inchiostri descritti fino a questo punto, dopo il trattamento rimangono visibili.
  • Perticolarmente ingegnosa è invece la soluzione acquosa di cloruro cobaltoso esaidrato, che è resa evidente col riscaldamento (per disidratazione del sale di cobalto, che diventa azzurro) ma che ha la particolarità di poter scomparire di nuovo se raffreddata in atmosfera umida.

- V - La Vittoria

Strano è, che spesso il temine "Vittoria" si associ ad eventi bellici o comunque di carattere conflittuale, in cui vince appunto, la fazione che prevale sull'altra. Bisognerebbe però spingersi sempre oltre le apparenze delle cose, così come delle parole. Vittoria non è solo quella "schiacciante", ma anche e sopratutto quella "alata". Sì esatto... Vittoria è una dea e con le ali per giunta! Sarà che già gli antichi avevano capito che la vera salvezza dell'umanità non risiede nell'eliminazione dell'altro, bensì nell'elevazione (morale e non solo) di noi stessi?! Tra l'altro non deve essere nemmeno un caso che Vittoria fosse sorella di Potenza, Forza e Ardore (impersonificate rispettivamente da Cratos, Bia, Zelus).


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- U - La paura

Non ci si fa mai caso, ma la lettera U spesso è utilizzata in un'accezione pocopositiva. Quando vogliamo dar l'idea della paura generalmente utilizziamo la lettera U, per simulare il vento, l'ululato, il "verso" dei fantasmi, ecc. ecc.

Esiste un bel racconto di Iginio Ugo Tarchetti (LA LETTERA U - (Manoscritto d'un pazzo) - Tratto da "I racconti fantastici") , che parla proprio della U.

Ne propongo solamente una parte, troverete poi il link che vi rimanderà al sito in cui potrete trovare il racconto integrale.

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- Olismo - όλος – la totalità

L'Olismo (dal greco όλος, cioè "la totalità") è una posizione filosofica basata sull'idea che le proprietà di un sistema non possano essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti. Relativamente a ciò che può essere chiamato "olistico", per definizione, la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente della somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente. Un tipico esempio di struttura olistica è l'organismo biologico, perché un essere vivente, in quanto tale, va considerato sempre come un'unità-totalità non esprimibile con l'insieme delle parti che lo costituiscono.

In relazione a quanto detto sopra, quando si parla di olismo nei confronti dell'uomo, si fa riferimento quindi, anche al suo stato psico-fisico, della sua salute insomma. Nel corso di questi ultimi anni i concetti di salute e di malattia sono notevolmente cambiati nell’opinione pubblica. In base a ciò, studiosi competenti hanno iniziato degli ambiziosi progetti, utilizzando la grafologia, per la ricerca di ulteriori mezzi per il raggiungimento di uno stato di equilibrio psico-fisico adeguato. E' ormai risaputo che la grafologia è una scienza, ma è anche vero che ci sirende conto dei suoi limiti di applicazione, se non viene associata ad un tecnica terapeutica che serve ad aiutare chi accusa dei disturbi di personalità o chi soffre di malattie organiche con una matrice psicosomatica. In altri termini, la grafologia è un ottimo strumento di indagine e diagnosi ma, da sola resta fine a se stessa; infatti, quando eseguiamo un’analisi grafologica e riscontriamo un problema, abbiamo bisogno di altri strumenti per risolverlo. I mezzi terapeutici a disposizione sono molteplici: terapia psicologica, ginnastica posturale, ipnoterapia, training autogeno, varie tecniche di rilassamento e massaggio etc., secondo la cultura e le propensioni individuali di ciascuno. Nessuna di queste tecniche però, presa isolatamente, è di per sé risolutiva, poiché solo tramite un approccio olistico possiamo portare un effettivo giovamento. Dobbiamo considerare, cioè, l’uomo nel suo insieme psicosomatico: quando si rompe un equilibrio, insorge la patologia. Tale convincimento è ulteriormente rafforzato dalla visione globale dell’uomo, propria della metodologia grafologica.

I numerosi studi in questo campo, si sono riproposti di associare, come ausilio terapeutico, i Fiori di Bach per dare alla grafologia un nuovo campo di applicazione pratico. I floriterapeuti, infatti, prima di poter dare la giusta essenza floreale si avvalgono di metodi diagnostici quali: lunghi colloqui, questionari, apparecchiature varie etc…. Il segno grafico è in grado di descrivere con precisione la struttura di personalità del soggetto, senza i filtri del conscio, e le relative implicazioni somatiche e comportamentali permettendo quindi un intervento terapeutico adeguato, con risultati positivi.
Per raggiungere questo scopo sono stati messi in correlazione i principali segni grafologici con le descrizioni dei Fiori di Bach reperibili su tutta la letteratura più accreditata, ricavandone precisi profili diagnostici. Alla fine è stata elaborata una tabella di correlazione segno-fiore, che permette una veloce prescrizione della terapia in base ai segni grafologici individuati nella scrittura di ogni soggetto preso in esame. Con l’aiuto di tale tabella sono stati trattati moltissimi casi, con risultati promettenti, che quanto prima saranno sottoposti ad analisi statistica.
Questo studio è stato effettuato, ed è tuttora in corso, in totale sicurezza, data la assoluta innocuità del trattamento con i Fiori di Bach, che sono in pratica esenti da ogni effetto collaterale.

- Adolescenti!

Navigando su internet, mi sono imbattuta in un bell'articolo sullo studio Grafologico relativo alla condizione dei giovani di oggi, del loro modo di vedere e percepire le cose e soprattutto di affrontare la vita. La Grafologia è uno strumento sicuramente valido per riuscire a "scavare" l'interiorità di chi crescendo nel presente, dovrà poi (si spera) riuscire a costruire il futuro (anche se le prospettive oggi non sono forse le più rosee).
Passando più nello specifico all'articolo di cui parlavo sopra, lo stesso ha messo in luce dei risultati molto chiari ma altrettanto sconcertanti. Prendendo in considerazione, da più punti di vista, le grafie di 977 ragazzi del nord Italia, è scaturito quanto segue:
  • un 1/4 circa delle grafie presenta spiccati segni di immaturità
  • un 1/2 circa indicano uno spiccato conformisimo e culto dell'immagine in chi scrive
  • un 1/4 circa hanno grandi tratti di influenzabilità
Tra le altre cose 9 ragazzi su 10 non sono sicuramente in grado di effettuare nessun tipo di approfondimento critico, ma soprattutto una buona percentuale di maschi, presenta segni di confusione di genere. Questo forse è l'aspetto "nuovo" ripetto al decennio passato. Negli anni '90 molti erano infatti più delineate le scritture nel genere. Da un lato i maschi con uno stile "Ti spiezzo in due", da un lato le femmine con uno stile scrittorio molto omogeneo tra loro. Oggi invece, lo stile scrittorio si basa in larga parte sulla ricerca calligrafica, sulla costruzione, sulla convenzione, portando all'affermazione di una modalità grafica eterosessuata. E' sempre più presente questa mancanza di distinzione di genere.
Il filo conduttore che comunque lega gli ultimi anni è dato dalla necessità di dover piacere a tutti i costi. Mentre in precedenza c'era negli scritti un senso di piacevolezza nell'estrinsecare il proprio essere femminile o maschile, che rendeva l'io vivace e amabile nei modi di fare, oggi si evince più che altro, la necessità di farsi considerare seri, sicuri e di successo. L'estroversione odierna è diventata uno status simbol, senza il quale i giovani si sentono non adeguati. Ad oggi questo si manifesta nel DOVER essere belli per forza in tutto, dal look alla scrittura.
Se gli anni '80-'90 vedevanoi ragazzi come "eterni" adolescenti, ad oggi la nuova generazione è portata a dover essere per forza adulta, a saltare le tappe della vita e ad essere inevitabilmente molto più fragili di ciò che viene dimostrato con gli atteggiamenti e/o il modo d'essere. I comportamenti che vengono adottati oggi giorno (comprese le modalità scrittorie), sono stereotipari, chiusi, meno espressivi di quelli che possono essere gli stati d'animo dei ragazzi. I disagi, che prima erano generalmente circoscritti alle così dette "categorie a rischio", oggi sono prorpi dei più, anche e soprattutto degli insospettabili che si celano dietro a comportamenti adattati e rassicuranti.
Sono all'ordine del giorno situazioni come le seguenti:
  • maggiore vulnerabilità agli eventuali insuccessi o presunti tali e maggiore fragilità rispetto alle difficoltà;
  • presenza di un disagio più latente e sommerso, con forte predisposizione a tratti depressivi ed a forme di somatizzazione;
  • ricerca di forme facilmente ottenibili e dai risultati immediati;
  • maggiore influenzabilità e dipendenza dalle scelte e dalle spinte motivazionali del gruppo dei pari o dell’ambiente di riferimento, per forte influenzabilità sociale.
Il disagio ed il malessere eventualmente sperimentati, inoltre, tendono ad essere negati o poco percepiti dagli stessi ragazzi, che tendono a proteggersi dietro una facciata di apparente autosufficienza e determinazione comportamentale. C'è quindi anche una perdita di cognizione e dell'oggettività delle situazioni.
Anche a livello scolastico, l'indagine di cui sto riferendo, ha messo in luce che gli adolescenti sono più propensi a memorizzare pedissequamente, piuttosto che comprendere in maniera profonda i concetti che vengono loro impartiti.
Emerge quindi in conclusione, un’immagine di bravo ragazzo, apparentemente spigliato e sicuro di sé, che si sa vendere efficacemente in ambito sociale, ma che subisce molto di più le frustrazioni derivate dagli insuccessi reali o presunti, con una aggressività negativa prevalentemente autodiretta ed una autonomia reale generalmente narcisista, egocentrica: il bisogno dell’altro è finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo. L’universo umano che ne emerge, mette in luce sostanzialmente uno spaccato generazionale contraddistinto da sicurezza propositiva, supportata sostanzialmente dai principi sociali del “dover essere”, del “fine che giustifica i mezzi” e dal chiaro riconoscimento del fattore economico, con carenza di strumenti interni motivazionali sufficienti (valoriali) ed incapacità a tollerare frustrazioni, insuccessi e rifiuti.
E dal punto di vista delle interazioni e della socializzazione con gli altri? E' emersa prepotentemente la tendenza o ad uno sbilanciamento eccessivo verso il gruppo o ad una eccessiva centralizzazione su sé stessi, con conseguente consolidamento di tratti depressivi e di somatizzazione.
Altrettanto interessante è la distinzione dei profili grafologici individuati tra i ragazzi che frequentanoil liceo ei ragazzi degli istituti tecnici e professionali. I primi, sono più centrati sull’impegno, sulla fermezza, sulla sostenutezza, presentano un disagio più autodiretto, una ricerca di autonomia propositiva che nasconde però una significativa confusione. I ragazzi degli istituti tecnici e professionali, invece, si contraddistinguono generalmente per sostanziale maggiore vivacità e spregiudicatezza, propositività e calore comunicativo, con un tentativo di autoaffermazione che fallisce di fronte all’impegno. In questo caso, si afferma una sorta di sfiducia culturale e sociale verso un ipotizzato modello familiare retrostante, nel quale è mancato il sostegno e l’esempio di fronte all’impegno preteso.
Complessivamente, siamo in presenza di una generazione con una infondata presunzione intellettiva e una incapacità sostanziale a stare con gli altri. Ma su tutto pare pesare l’assenza del mondo degli adulti, come efficace deterrente di condotte a rischio o troppo consumisticamente permissive e come significativo e forte promotore di percorsi educativi coerenti, stabili, centrati sull’essere e non sull’avere. O, quanto meno, sul diventare. I ragazzi, quindi, oggi si sentono al centro del mondo e pretendono un’attenzione ed un riconoscimento, principalmente legato a gratificazioni materiali o narcisistiche immediate. La stereotipia comportamentale, che nasconde un significativo disorientamento interiore, rende sostanzialmente i ragazzi più fragili, meno collaborativi e poco preparati a sostenere stress, insuccessi, e ad impossessarsi dei progetti e dei propri percorsi evolutivi.
E' evidente che da questa indagine grafologica sono scaturiti segnali decisamente allarmanti, relativamente ad una generazione nuova che rischia di perdersi prima ancora di trovare il suo posto nel mondo.

- T - La timidezza

Per la lettera T cambierò tipo di argomentazione, una bella canzone di Mina, per dare l'idea a chi pensa di non averne mai "sofferto", di che cosa sia la timidezza:

Voi mi guardate e penserete chissà che - voi mi studiate cercando il punto debole è tanto facile, non è difficile - vi basterà guardarmi in faccia ecco che divento rossa - scapperei via di qua. - Sono timida.
Voi mi parlate per sapere un pò di più - voi mi applaudite e io mi sento venir giù ma non è facile, anzi è difficile - quando mi arrampico ad un discorso già mi viene il fiato corto - non mi lascio andare mai. - Sono timida.



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- S - La sostanza

« [...] E sostanza è il sostrato, il quale, in un senso, significa la materia (dico materia ciò che non è un alcunché di determinato in atto, ma un alcunché di determinato solo in potenza), in un secondo senso significa l'essenza e la forma (la quale, essendo un alcunché di determinato, può essere separata con il pensiero), e, in un terzo senso, significa il composto di materia e di forma [...] » (Aristotele, Metafisica, VII, 1042a)
In filosofia per sostanza, dal latino substantia, ricalcato dal greco ὐποκέιμηνον (hypokeimenon), letteralmente traducibile con "ciò che sta sotto", si intende ciò che è nascosto all'interno della cosa sensibile come suo fondamento ontologico.


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- R - Scacco al Re

Non è casuale la scelta dell'analogia con gli scacchi. Anche in questo caso, come per la scrittura, dobbiamo vedere oltre il semplice gioco e capire che si tratta di qualcosa di molto più rilevante: la vita. Questo è l’insegnamento del gioco degli scacchi. Non vi trova solo un passatempo, ma anche, commisuratamente alle proprie capacità intellettive, un supporto speculativo, una via che dall’azione porta verso la contemplazione. Ognuno può trovare qualcosa di “familiare” del proprio percorso esistenziale con una o più parti di questo gioco.

Giusto per curiosità occorre dire prima di tutto che il gioco nasce in oriente, in India (gli Indiani attribuiscono un misterioso significato alla progressione geometrica effettuata sulle caselle della scacchiera; essi stabiliscono un rapporto fra la causa prima, che domina tutte le sfere ed a cui tutto fa capo, e la somma del quadrato delle caselle della scacchiera), e poi è stato diffuso grazie ad Arabi e Persiani.


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il Re, che aveva di buon grado accettato la richiesta, una volta che i suoi consiglieri lo ebbero informato che la semplice richiesta dei chicchi di grano corrispondeva alle riserve del regno per otto anni, e non potendo mancare alla parola data, non trovò soluzione migliore che quella di eliminare fisicamente il suo creditore

- Q - Le qualità

Q di Qualità, una parola che racchiude in sé tanti significati diversi, perché tante sono le sfaccettature che compongono la personalità umana. Spesso sentiamo parlare di importantissime peculiarità umane, quali la "bontà", la "maturità" ecc. ecc. ed ognuno di noi associa a tali espressioni, altrettante caratteristiche. Ad esempio, per molti, una persona è buona se segue determinati precetti, non crea disturbo, è socievole e disponibile, ecc. ecc. La stessa persona verrà considerata matura, se sarà in grado di prendere decisioni da sola, farsi carico delle conseguenze, affrontare le difficoltà, ecc. ecc.


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- P - La potenzialità

Spesso si pensa che il grafologo sia un po' come il cartomante, "viste le carte è predetto il destino!"... In realtà il grafologo è un esperto proveniente dal mondo accademico e come tale esercita la sua attività.
Quando qualcuno si approccia al grafologo, nonostante tutto, spesso a spingerlo è la semplice curiosità e ci si sente fare richieste alquanto assurde del tipo:"Ti scrivo due righe al volo, dai, mi dici come sono?!" Oh bella! All'università, un mio professore ci faceva ridere facendo questo paragone: "... sarebbe come se noi, vedendo il nostro medico fermo al semaforo, ci alzassimo le vesti e al volo gli chiedessimo di diagnosticarci chissà cosa...!", in effetti l'immagine è esilarante hahahaha.


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- O - Occhio alla forma!

Il cerchio è una forma molto particolare... rappresenta la perfezione, la compiutezza, l’unione, ciò che non ha rottura e cesura. Emblema tradizionale di ciò che non ha inizio né fine, formato da una linea unica le cui estremità si ricongiungono per annullarsi l’una nell’altra. Il cerchio rappresenta lo stato della sostanza primordiale, impalpabile e trasparente, uniforme ed indifferenziata. Infatti il cerchio sprovvisto di angoli e di spigoli, simboleggia l’armonia, che grazie all’assenza di opposizioni, come l’alto e il basso, ecc., traduce l’indifferenziato in un’uguaglianza di principi.
Ma il cerchio ha anche una sua parte interna, che potremmo tradurre come il nostro "piccolo mondo" interiore e segreto; ed una parte esterna, che potremmo tradurre come "gli altri" e il rapporto che abbiamo con loro.

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- N - Ri...Nascere

Nascere e rinascere, adesso e non solo...
Siamo indubbiamente destinati a vivere e rivivere (anche all'interno della stessa vita), momenti e situazioni che ci si presentano davanti.
Proprio in relazione a questo, mi viene in mente un simbolo della nascita/rinascita... L'araba fenice.
Un simbolo che richiama il mito e la leggenda. L'uccello Sacro dell' Antico Egitto, somigliante ad un aquila con piumaggio vivamente colorato.
L' Araba Fenice nutrendosi di Perle d'Incenso viveva per 500 anni per poi, al momento della morte, ardere sul rogo e quindi rinascere dalle sue stesse ceneri più Pura e più Bella.

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- M - Collaboro o Competo?!

Già il titolo di quest'articolo, mette in luce come, generalmente, siamo portati a ragionare per "convenzioni". Spesso questa è una necessità per capirsi meglio e subito, ma non sempre vengono espressi i concetti appieno. Capiamo perchè.
Soprattutto in campo lavorativo, tendiamo a considerare positiva la persona collaborativa e poco positiva quella che tende alla competizione. Uno dei concetti chiave della grafologia, è che non si riesce a conoscere dalla sola scrittura, la moralità della persona. Per cui considerare un elemento come la competizione, da subito negativo, potrebbe essere un grave errore. Bisogna sempre considerare il quadro generale, il contesto.

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- L - Tra sogno e realtà

Sarebbe troppo lungo parlare del rapporto sogno/realtà. Fatto sta che esistono moltissime ipotesi, circa la funzione dei sogni. I sogni possono permettere anche alle parti represse della mente, di essere soddisfatte attraverso la fantasia, mentre tiene la mente lontana da pensieri che causerebbero un risveglio improvviso.
Molti sono stati gli studiosi che si sono occupati del "sogno"...
Freud suggerì che gli incubi lasciano che il cervello controlli emozioni che sono il risultato delle esperienze dolorose. I sogni lasciano anche esprimere alla mente sensazioni che sarebbero normalmente soppresse da svegli, tenendosi così in armonia.



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- I - La pazienza

La parola pazienza ha origine dal latino volgare patire (cfr. il greco pathein e pathos, dolore corporale e spirituale).

La pazienza è una qualità e un atteggiamento interiore proprio di chi accetta il dolore, le difficoltà, le avversità, le molestie, le controversie, la morte, con animo sereno e con tranquillità, controllando la propria emotività e perseverando nelle azioni. È la necessaria calma, costanza, assiduità, applicazione senza sosta nel fare un'opera o una qualsiasi impresa.




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- H - Il destino

Dag Hammarskjöld diceva che:
"Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro."
Proprio quel "dentro" che mettiamo nella cornice del nostro destino, è frutto dell'espressione del nostro IO. La nostra esistenza è evidentemente, anche frutto di ciò che siamo, di come esprimiamo i nostri pensieri e sentimenti, di come ci relazioniamo con gli altri. Fatalisti o no, siamo tutti destinati ad avere due punti in comune: il nostro inizio e la nostra fine. E se è vero che per due punti può passare una sola linea, forse è vero che il nostro destino è già segnato...

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- G - La sensualità

Questa è una delle lettere più curiose ed interessanti di cui più o meno tutti abbiamo sentito parlare. 
E' ormai risaputo che la lettera G è legata alla sfera della sessualità, e così molti, maliziosamente, facendo riferimento a questa lettera, hanno subito visioni, per così dire, "peccaminose". In realtà la sessualità non è altro che uno dei tanti aspetti che riguarda l'essere umano. Come tale va visto ed affrontato.





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- F - La filosofia di vita

Si dicono tante cose sulla "filosofia di vita"!
L'atteggiamento con cui ci poniamo nei confronti della vita, e quindi anche degli altri, è molto importante; ci sono personaggi più o meno celebri che con delle citazioni, hanno cercato di racchiudere il loro pensiero in proposito. Vediamone alcune:
  • "La bontà è più facile da riconoscere che da definire." "Se vuoi cambiare il tuo destino, cambia il tuo atteggiamento." (Amy Tan)
  • "Se guardi sempre il sole in faccia non potrai mai vedere l'ombra!" (Anonimo)
  • Le catene della schiavitù legano soltanto le mani: è la mente che fa libero l'uomo." (Franz Grillparzer)
  • "Abbiamo quaranta milioni di ragioni per fallire, ma non una sola scusa." (Rudyard Kipling)

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- E - La congiunzione

Bhè sì, per antonomasia la E (oltre ad essere una delle vocali utilizzata nella composizione delle parole) è la congiunzione! Congiunzione di cosa?! Ma certo, unisce più elementi simili di una proposizione o più proposizioni dello stesso tipo. 
Detta così ben poco sembra avere a che fare con la grafologia. Effettivamente però la forma delle E ci dice quale tipo di approccio abbiamo nei confronti degli altri dal punto di vista delle sensazioni.
Riusciamo a vederlo sia individuando la struttura di questa lettera, all'interno delle parole, sia ovviamente quando la troviamo "isolata" tra due parole.



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- D - L'egocentrismo

Ci è mai capitato di sentirci al centro degli interessi e dell'attenzione generale!? Se ci viene rivolta schiettamente questa domanda, il primo impulso magari è di rispondere in senso negativo, ma pensandoci bene non è proprio così. 
Quante volte timidi ed impacciati, ci siamo sentiti puntare gli occhi addosso?! Quante invece, fieri, trionfanti ed impettiti, abbiamo fatto sfoggio di qualche nostra capacità e/o virtù?! (Per non considerare poi tutte le situazioni intermedie a queste, che sono evidentemente agli estremi).



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- C - La sicurezza


Ogni persona ha la sua capacità di stare nel mondo... e siccome non siamo soli su questa terra (e probabilmente nemmeno nell'universo), è inevitabile avere dei rapporti. I rapporti umani!
Quante volte ci è capitato di sentirci impacciati, timidi, insicuri... come anche certi, audaci, pieni di noi?! Sono stati d'animo e sentimenti umani, che ognuno conosce più o meno approfonditamente.
E' la lettera C che rivela questo nostro modo di affrontare le situazioni e gli altri.




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- B - L'interesse



Come ci sentiamo nel rapporto con gli altri?! E ancora, come gli altri percepiscono la nostra natura?! Ai nostri occhi e del mondo siamo:
  • degli ingenui
  • abili ed interessati
  • intelligenti
  • eccentrici
  • menefreghisti
  • ecc. ecc.
In questo caso è la lettera B che svela questo aspetto di noi.

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- A - L'amore

  1. Sentimento di affetto vivo, trasporto dell'animo verso una persona o una cosa.
  2. Sentimento ed istinto naturale che lega due persone.
  3. Aspirazione dell'uomo al bene, a Dio; Dio stesso.
  4. Desiderio di ottenere una cosa; attaccamento a una cosa.
  5. Ciò che è oggetto dell'amore.
  6. Ecc. ecc.
Qualunque sia il nostro concetto di amore, più o meno romantico, sappiate che lo esprimiamo nella scrittura, con la lettera A.


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- I numeri parlano di noi

Avevo anticipato nell'articolo, "Siamo anche numeri", che secondo Madame Crèpy i numeri hanno un significato preciso e non solamente in riferimento a come vengono vergati nelle date. Questa visione è sicuramente molto suggestiva e ci dà l'idea di come, anche vergando piccoli elementi, come i numei appunto, possiamo dare delle precise indicazioni su di noi.

Ma adesso vediamo un po' qual è il significato dei numeri secondo la Crèpy.

1
Il numero uno rappresenterebbe l'identità, l'immagine che l'individuo dà di sè. Risulta essere molto positivo quando perde il filetto iniziale, e viene tracciato come una semplice e ferma asta verticale, indicativa, di indipendenza e senso di responsabilità.

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- Siamo anche numeri


Dal punto di vista simbolico, esistono nella scrittura tantissimi segni, che assieme alle lettere, hanno un significato importante. La Grafologia in realtà, non dà grandi spazi a questi elementi, che per questo vengono considerati "piccoli" segni.
Stiamo parlando dei segni di punteggiatura, delle sottolineature, dei paraffi nelle firme, dei tracciati liberi ma soprattutto dei NUMERI.
Tutti coloro che in qualche maniera, hanno ritenuto importante occuparsene, sono partiti da un concetto, cioè che i numeri rappresentano simbolicamente la materialità, per cui la loro costruzione dal punto di vista grafico, indicherebbe la predisposizione, più o meno marcata, ad attività di carattere commerciale.

Nello studio dei numeri è stato lo spagnolo Vels a dare un grande apporto. Secondo lo studioso si potrebbe a grandi linee seguire questo schema:

- numeri scritti velocemente ma ben formati, chiari e ordinati. Rappresentano al meglio il senso commerciale e la facilità di calcolo numerico;
- numeri poco leggibili, poco strutturati, confusi. Se la scrittura è dinamica e veloce, c'è abilità commerciale ma priva di scrupoli. Se la scrittura è lenta e ritoccata, c'è inadeguatezza nell'affrontare questioni pratico/commerciali (o per lo meno il soggetto si ritiene tale);
- numeri piccoli e tipografici. Indicano attitudini scientifiche;
- numeri semplificati ed estetici, senza rigidità nè preoccupazioni stilistiche. Indicano attenzione alla bellezza al valore artistico degli oggetti, più che all'aspetto materiale.

C'è chi è voluto andare oltre. La studiosa Crèpy, aveva concentrato i suoi studi sulla modalità di vergare la data.
Vediamo alcuni aspetti interpretati.
Secondo la Crèpy, la cifra centrale, del mese, se scritta più piccola del giorno e dell'anno, indicherebbe uno scrivente che vive nel qui ed ora (che pensa al presente).
Il mese scritto per esteso indicherebbe capacità sensoriali nello scrivente.
Il mese scritto il numeri romani, indicherebbe alto rigore e grande valorizzazione del sè.
Ovviamente sono solo alcuni degli elementi inquadrati.
Oltre ad avere enumerato una notevolissima casistica di possibili tracciamenti, questa ricercatrice ha attribuito ai numeri un valore simbolico, seguendo ciò che Jung aveva già affermato da tempo.
Rimando al prossimo articolo il significato dei singoli numeri.

- Grafologia ed etnie - Il Thailandese


Loy Krathong... non ci sono parole per descrivere cosa può essere...

I krathong, sono piccole barchette a forma di foglia di loto adornate da fiori. La gente accende i bastoncini d’incenso ed una candela fissati ai piccoli natanti. Qualcuno aggiunge un frammento d’unghia, una ciocca di capelli o una moneta. Quindi alzano al cielo le loro composizioni rimanendo in preghiera, per poi posarle delicatamente sull’acqua, affidandole alla corrente del fiume. Queste scene si possono vedere durante il plenilunio di novembre lungo tutti i fiumi della Thailandia in quella che è considerata la più bella festa di tutta l’Asia. Molti sono i significati che la credenza popolare attribuisce al comportamento in acqua dei krathong: se la candela rimane accesa fino a quando si può vederla, significa che i peccati sono stati perdonati, mentre uno spegnimento prematuro della fiamma è un cattivo presagio. Le coppie deducono il futuro della loro unione osservando i due krathong seguire insieme la corrente oppure navigare in modo differente l’uno dall’altro...

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- Dizionarietto - Triplice larghezza

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TRIPLICE LARGHEZZA
Considera le tre larghezze LDL, LTL e LTP in relazione fra loro (equilibrio su tutti i piani)
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Largo di lettere ATTESA
  • equilibrato rapporto tra larghezza interna delle lettere della zona media e la loro altezza esterna
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Indica il grado potenziale di apertura dell'Io verso il Tu, l'attitudine ad accogliere l'immagine e la porta di entrata della capacità percettiva di accogliere dati (diaframma dell'obiettivo da presa).
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Stretto di lettere RESISTENZA
  • la larghezza delle lettere della zona media è inferiore alla loro altezza
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Incapacità di aprirsi e cogliere in ampiezza. Si riesce a mettere a fuoco una situazione, si riesce a settorializzare, ma si perde la visione d'insieme.
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Largo tra lettere CESSIONE
  • tra una lettere e l'altra c'è spazio almeno per una o
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Espressione del sentimento, dell'Io che si apre verso il Tu, ma anche apertura di mente e intelligenza.
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Stretto tra lettere RESISTENZA
  • spazio tra le lettere minore di una o
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Rifiuto di espressione del sentimento, retraendosi l'Io tende a non dare al Tu la giusta attribuzione di stima e amore.
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Largo tra parole ATTESA
  • tra una parola e l'altra esiste spazio bianco che contiene almeno quattro o
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Indica lo spirito critico del soggetto a vagliare i suoi progetti, atti, decisioni e comportamenti. Va sempre valutato in relazione al LDL.
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Lettere addossate RESISTENZA
  • due o tre lettere si addossano tra loro
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L'Io ha improvvisi blocchi nel muoversi in avanti, causando stati di ansia. Indica timore di distaccarsi dal sè e di procedere in avanti nella vita.
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Profusa - Dilatata CESSIONE
  • LTL sopra media
  • Calibro alto
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Indica scialacquamento, mancanza di senso di misura.
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Ponderata ATTESA
  • LDL sopra media
  • LTP sopra media
  • LTL di grado medio
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Significa ponderazione in tutto: pensieri, parole, azioni, persino omissioni. I soggetti con ponderata non manifestano facilmente pensieri e preoccupazioni.
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