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- I colori dell'anima

In molti abbiamo sentito parlare di Cromoterapia, magari associata alla Musicoterapia, e solitamente ci immaginiamo avvolti in un'atmosfera amena, magari cullati da un dolce massaggio, ecc. ecc. Ad oggi sappiamo (e ciò è avvallato da ricerche di tutto rispetto), che esiste realmente un legame tra peronalità e colori, perchè questi ultimi producono delle vibrazioni che incidono sull'ambito biologico e comportamentale dell'individuo.
Cosa c'entra il colore con la grafologia? Ma come, non è forse vero che per scrivere preferiamo certi colori ad altri?!
Il colore e la sua scelta è legato all'ambito affettivo della persona che scrive, ne riflette le emozioni, le sensazioni, addirittura l'inconscio. L'utilizzo di determinati colori ha un valore forte anche se non consapevole (pensiamo all'utilizzo dei colori nella pubblicità, o molto più semplicemente in natura).

In Grafologia possiamo dire che, quando scriviamo, il colore che scegliamo esprime il nostro "tono umorale". E' ovvio che ha senso parlare di valore del colore dello strumento scrittorio, quando risponde ad una preferenza personale, cioè quando il colore scelto, risulta essere costante e preferenziale.

Ma che significato hanno i diversi colori? Prendiamo in considerazione i principali.

Nero Il nero è l'incisività per eccellenza: evoca il desiderio di rigore razionale, di autoaffermazione, di autonomia mentale. Scegliere il nero è cercare l’obiettività, il distacco emotivo, l’indipendenza di giudizio (questo perchè il nero "inghiotte" i colori).

Blu O colore del "sentire". E' universalmente collegato alla recettività femminile, al mondo acquatico delle emozioni e della sensibilità. La scelta del tratto blu appartiene spesso a persone creative, affettuose, avvolgenti, che apprezzano la calma e l'armonia interiore, che cercano relazioni stabili e rassicuranti. Ma la predilezione per il blu molto scuro aggiunge una nota di energia, di rigore e di razionalità a questa tipologia di fondo: l’esigenza di porre una specie di filtro ai sentimenti, una sorta di difesa dalla vulnerabilità affettiva.

Rosso Il colore dell"agire", è il colore dell’attività e dell’individualismo, il tratto rosso attira l’attenzione e si impone energicamente, quasi provocatoriamente. Può essere scelto sia da persone vitali, passionali e reattive fino al limite dell’aggressività, sia, per compensazione, da persone debilitate, prive di entusiasmo, che si sentono come rinvigorite dall’energia di questo colore.

Viola Nasce mescolando rosso e blu, la passione e la recettività, il maschile e il femminile, quindi fonde e spiritualizza queste due istanze intense ed opposte. Amato dagli adolescenti, dalle persone ancora in cerca di se stesse, dagli intuitivi, dagli esteti che apprezzano scelte raffinate e da chi subisce il fascino del "diverso". Quando è molto scuro copre profonde incertezze e un senso di inquietudine. Quando invece, è più chiaro, tendente al lilla, c’è invece un desiderio di equilibrio, di integrazione e di armonia.

Grigio Chi lo sceglie, di solito, vorrebbe rimanere non coinvolto. In effetti la scelta del tratto grigio ha in sé qualcosa di difensivo: può essere dovuta ad un temporaneo senso di stanchezza, al desiderio di non essere posti di fronte a responsabilità troppo pressanti. Può appartenere a persone sensibili, poco combattive, che tendono a rifugiarsi nella neutralità.

Verde Tradizionalmente è associato alla natura, alla vegetazione e al fiorire della vita. E' un colore energico, ma con stabilità e di equilibrio che gli deriva dal suo essere fusione di un colore caldo e stimolante (il giallo), e di un colore freddo e tranquillizzante (il blu). Il tratto verde è scelto da persone sensoriali, ma dotate di autocontrollo. Il tratto verde azzurro aggiunge una nota di freddezza e di distacco.

Marrone Molto particolare e poco utilizzato. Nonostante ciò secondo alcuni grafologi il tratto marrone sarebbe da collegarsi al bisogno di ritrovare un contatto profondo e rassicurante con il proprio corpo, le proprie origini, le proprie sensazioni fisiche.

- La scrittura e l'energia degli elementi

La tradizione aristotelica ci insegna che siamo fatti di Acqua, Aria, Fuoco e Terra! I quattro principali elementi che compongono la natura, si riflettono ed hanno un riverbero anche sull'uomo, sull'energia di cui è composto, che muove le sue azioni e gli impulsi, buoni o cattivi che siano. E' logico notare che, se da un lato siamo composti da tutti e quattro gli elementi, dall'altro è anche e sempre vero, che uno tende a prevalere sugli altri. Siamo così "vivi" ma in modi e maniere differenti. Ci troviamo a poter essere istintivi ed impulsivi, ma anche remissivi. Possiamo essere tranquilli e bonari, come impazienti ed agitati, ecc. ecc. Spesso è possibile che uno di questi elementi, sia così poco integrato con gli altri, da non riuscire a sfruttarne la valenza positiva, portandoci a cercarlo all'esterno, in chissà chi o che cosa.
La scrittura, mette in luce come i quattro elementi agiscano fra di loro, in noi. Queste energie primordiali ci danno: vitalità (tipica del fuoco), ricettività (dell'acqua), vivacità (dell'aria) e profondità (tipica dell'elemto terra). Le radici dell'interessamento agli elementi primordiali della natura è, come si può capire, antichissimo, risale allo studio dei principi che la filosofia greca, poneva alla nascita ed alla fine di tutto ciò che è nella natura e che vive in lei.
Se diciamo Esiodo, Talete, Anassimene ed Eraclito, forse non evocano nulla in noi, ma in realtà sono poeti strettamente collegati ai quattro elementi. Esiodo -> Terra (Teogonia) Talete di Mileto -> Acqua (Dei Principi) Anassimene di Mileto -> Aria (Inoltro alla natura o sulla natura) Eraclito di Efeso -> Fuoco (Trattato sulla natura)
Furono interessatissimi agli elementi primordiali, anche Galeno (filosofo dei quattro umori corporei) e Ippocrate (con la sua Teoria umorale).
La Teoria umorale di Ippocrate è quella che più e meglio si aggancia alla grafologia; chi avvicinandosi a questa disciplina non ha sentito parlare di "tipo bilioso", per fare un esempio?! Ippocrate tentò di applicare le sue teorizzazioni alla natura umana, definendo i quattro umori base (che corrispondo ad altrettanti "tipi" umani e ad altrettanti elementi della scrittura): bile nera, bile gialla, flegma e sangue. La terra corrisponde alla bile nera, l'acqua alla bile gialla (o collera), l'aria alla flegma (o flemma) e il fuoco al sangue, cioè al cuore. La teoria umorale è anche una teoria della personalità: la predisposizione all'eccesso di uno dei quattro umori definirebbe un carattere, un temperamento e insieme una costituzione fisica detta complessione:
  • il nalinconico, con eccesso di bile nera, è magro, debole, pallido, avaro, triste;
  • il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo;
  • il flemmatico, con eccesso di flegma, è beato, lento, pigro, sereno e talentuoso;
  • il tipo sanguigno, con eccesso di sangue, è rubicondo, gioviale, allegro, goloso e dedito ad una sessualità giocosa.

- I&E - Ice and Emotions

Cosa può centrare la scrittura con il ghiaccio?

Bhè c’è una teoria interessante di Masaru Emoto (benché estremamente controversa) secondo la quale il ricercatore ha documentato la formazione dei cristalli di ghiaccio, con meravigliose fotografie.

In pratica Emoto sostiene che i cristalli assumerebbero forme differenti a seconda dell’energia a cui sarebbero sottoposti, energia sprigionata da suoni (musica, voce…), pensieri e, udite udite, parola scritta… un’etichetta applicata su una brocca, un bicchiere o una bottiglia porta l’acqua contenuta a creare cristalli con una particolare forma.

Dunque chi scrive e ciò che è scritto, secondo Emoto, produrrebbero energia in grado di condizionare l’acqua, e se è vero che l’uomo è fatto per l’80% d’acqua circa, l’acqua sarebbe in parte in grado di condizionarci nel corpo e nell’anima.

Vero o no sicuramente incuriosice e fa riflettere! :)

- Bianco e Nero... Vuoto e Pieno

Pensieri passeggeri...
Il mondo è stato creato in principio con la luce... poi è stato creato il buio della notte!
I simboli fanno parte della storia dell’uomo. I simboli fanno parte della vita dell’uomo... e il mondo si manifesta all’uomo nel concetto duale della vita.
La vita è come una scacchiera dove ogni elemento degli scacchi è l’uomo e la scacchiera rappresenta il sentiero della vita e della scelta di come vivere.
Può sembrare strano questo discorso in ambito grafologico, ma in realtà esiste una precisa correlazione. Come nella vita sia il bianco che il nero hanno un significato ben preciso, così anche in grafologia. Questo perchè scrivere non è altro che manifestarsi attraverso dei simboli grafici e non.
Nella scrittura infatti, il nero è rappresentato da ciò che viene vergato, mentre il bianco, dallo spazio vuoto ed entrambi gli elementi hanno un valore molto forte.
Per chi è lontano dalla visione grafologica, spesso il principale pensiero guardando un testo, va a come è stato scritto, all'aspetto estetico o al massimo alla forma ed al significato di alcune lettere, ci si dimentica però che anche il non scritto ha molto da dire, spesso più di quello che si pensa. Avete presente quando si è in silenzio con un'altra persona? Ci possiamo trovare a nostro agio come in tremendo imbarazzo, l'atmosfera può essere "leggera" così come può essere "pesante"... sembrerebbe tutto molto sciocco, infondo se nulla viene detto, se parola non viene proferita, se non avvertiamo suoni, bhè allora dovrebbe regnare il "vuoto", però così non è... per la scrittura è la stessa identica cosa.
I nostri bianchi possono indicare tante cose, da come ci poniamo con gli altri, a come pensiamo, a quanto impieghiamo a fare delle connessioni logiche, ecc. ecc.
Il non scritto ha sempre una valenza molto forte e come il nero è ciò che direttamente il nostro cervello esplicita e proietta (metaforicamente è il riempimento totale di “colori” che finiscono), mentre il bianco è quello che invece il cervello dice in maniera indiretta (metaforicamente è ciò che viene riempito dai “colori” della vita).

- "Biro" the old lady

Siamo tentati di dare sempre per scontate le cose semplici che usiamo tutti i giorni, quelle che per lo meno ci sembrano tali... perchè non è sempre vero che le cose di uso comune sono nate così, con uno schiocco di dita, anzi! Inizia così, come per tanti altri "arnesini" di uso quotidiano, la storia dell'ormai 70enne Biro.

La Biro nasce da un'intuizione veramente felice di Laszlo Biro, intuizione che a dir la verità, è ancora oggi sospesa a metà fra leggenda e realtà, tant'è vero che c'è chi sostiene che il Sig. Biro l'avrebbe avuta mentre percorreva una via della sua città, guardando rotolare un pallone, che dopo essere finito in una pozzanghera, continuava a scivolare sull’asfalto lasciando una striscia bagnata ( e non c'è dubbio che se lo stesso pallone fosse stato alimentato con continuità avrebbe allungato la striscia all’infinito). C'è anche, dall'altra parte, chi sostiene che le cose si siano svolte in maniera differente, ed ecco quindi che il pallone si trasforma in una manciata di biglie che, bagnate, lasciano una traccia visibile sul terreno dove i bambini stavano giocando. Insoma che sia stato merito di un pallone o delle biglie poco ci importa, la cosa certa è che dalla mente di Biro fu concepita ed in seguito nacque la famosa Penna a sfera.

Attenzione però, non pensiate che le cose siano state semplici, all'epoca non era poi così sentita l'esigenza di avere una penna per scrivere al posto del pennino, c'erano ben altre esigenze più sentite e più importanti (almeno per la massa che, non pensava certo a scrivere ma a lavorar di braccia per guadagnarsi quel poco che gli consentisse di vivere; e comunque non dimentichiamoci nemmeno che a leggere e scrivere non erano poi così in tanti!).

Qualcuno dissente?! Già, pensate a John Loud come al vero inventore della penna a sfera, ma in realtà la sua penna non venne mai messa in commercio, così come rimasero nel cassetto gli oltre 350 tipi di penne a sfera ideati nel trentennio successivo. Loud ebbe una felice intuizione, ma la difficoltà allora insuperabile era costituita dall’inchiostro: se era troppo fluido colava sui fogli macchiandoli, se era troppo denso non arrivava fino alla punta della penna.
Nel 1943 Biro aprì, insieme al fratello, una fabbrica ma, inaspettatamente, l’iniziativa si rivelò un fallimento. L’inchiostro non aveva la giusta densità e la piccola sfera non facilitava la scrittura. Ma Laszlo , con il fratello Georg, chimico, che lo aiutò a eliminare i difetti degli inchiostri, non si persero d’animo. Nel giro di un anno ritonarono a vendere le penne in tutta l’Argentina. Il loro prezzo era però troppo elevato e in poco tempo rimasero sul lastrico. 
Possiamo concludere la storia, che sembra veramente un romanzo, con un lieto fine a metà. Infatti il successo non fu di Laszlo Biro - un geniale inventore che al momento della sua morte avvenuta nel 1985 aveva al suo attivo più di cento brevetti - ma piuttosto del francese Michel Bich che nel dopoguerra acquistò il brevetto della penna a sfera per una somma corrispondente a circa 15 milioni dei nostri euro. Un bel gruzzolo, ma una briciola soltanto se confrontata ai guadagni realizzati dall’industriale transalpino che tolse l’acca dal suo cognome e inondò il mondo di «Bic».

- Grafologia e disturbi alimentari

Tutti noi abbiamo avuto modo di capire che cosa sia il disturbo alimentare, se ne parla è vero, ma mai
abbastanza!
Siamo abituati a sentir parlare di anoressia, bulimia, vigoressia, ma sappiamo in realtà molto poco sulla loro origine e troppo sui loro effetti, specialmente quando diventano palesemente evidenti!!!

Per esempio, la vigoressia è quasi sconosciuta ai più, si tratta del disturbo alimentare di chi consuma in maniera smodata proteine, e questo poi è aggravato dall'assunzione di integratori e sostanze che permettono al fisico di avere un aspetto esteriore costruito. Quello della vigoressia, anoressia, ecc. ecc. sono comportamenti legati alla fenomenologia del voler ben apparire, che degenerando spesso nel non riuscire più a vedersi per come realmente si è... quasi come si realizzasse un distacco dalla realtà.

Rimanendo sempre nell'ottica di chi conosce i limiti della disciplina che applica (in quessto caso della Grafologia), esistono molti grafologi che ben si guardano dal sostituirsi dal medico, ma che hanno la convinzione che questa disciplina, applicata seriamente, può dare un ausilio a chi poi deve intervenire per curare chi è affetto da disturbi dell'alimentazione, sapere quel è il blocco che ci affligge, da dove deriva e ipotizzare come poterlo eliminare conoscendo la mentalità e la psiche di chi ne è affetto, è sicuramente un ottimo punto di partenza.

Le sofferenze del corpo, della mente e dell'anima hanno sempre una corresponsione nel modo di scrivere, e forse la Grafologia potrebbe essere più utile di quanto si possa pensare.

- L'inchiostro che si mangia

Esistono varie tipologie di inchiostro e anche se generalmente oggi si parla di composti chimici, bisogna ricordare sempre che se ne conoscono diversi anche di origine naturale.

Forse il primo che viene alla mente è il Nero di seppia, un inchiostro che per poter essere utilizzato va estratto dalla vescica dallo stesso animale, e poi conservato in ambiente refrigerato.


L’inchiostro di seppia contiene varie sostanze che variano in quantità e concentrazione, a seconda della specie, anche se comunque in generale, si possono individuare principalmente la melanina e il muco (non mancano di solito piccole quantità di taurina, acido aspartico e acido glutammico, lisina, ecc.).

Comunque come è facile intuire, anche dal nome di certi primi piatti, il nero di seppia forse è più conosciuto dai buongustai che dai cultori della “penna”. Di colore e gusto inconfondibile, sa gratificare i palati più esigenti.

- Graphology evolving

L'avvento dei PC ha cambiato molto le abitudini di scrittura, se ieri era necessario utilizzare la penna, oggi questa è stata in parte sostituita dall'uso del computer, specialmente dai più giovani.

Diventa problematico quindi poter fare un'analisi grafologica, vista l'assenza della "materia prima" (tracciato vergato a mano), però è sempre possibile rintracciare, per quanto in maniera generica, alcune caratteristiche che ci fanno protendere per la scelta di un font (carattere di scrittura) piuttosto che un altro.

Prima di passare all'aspetto psicologico dei singoli font, si ricorda che è possibile anche individuare un significato nei seguenti elementi:
  1. Le dimensioni
    • se ridotte indicano carattere introverso e riflessivo
    • se grandi indicano la predisposizione all’estroversione, alla concretezza
  2. La forma
    • se arrotondata è indice di socievolezza, generosità, amabilità
    • se angolosa cautela e difesa dell’Io, freddezza e rigidità
  3. L'inclinazione
    • a destra disponibilità, attenzione alle necessità degli altri
    • a sinistra reattività, bisogno di protezione
  4. Lo spessore del tratto
    • se molto marcato indica forte energia e passionalità
    • se sottile delicatezza, sensibilità, vulnerabilità, femminilità
  5. Presenza di ricci o meno
    • la presenza di ricci è indice di narcisismo, senso estetico, cura del dettaglio, artificiosità
    • l'assenza indica schiettezza, sobrietà, chiarezza
Come si ricordava sopra, sono state fatte ricerche e sono stati raccolti dati sufficienti per dare delle indicazioni (di tipo psicologico) di massima e quindi generiche, sull'utilizzo dei principali font, quali: 
  • Arial, Comic Sans MS, Times New Roman, Courier New, Georgia, Trebuchet MS, Verdana
in particolare:
  1. Arial: carattere pratico e senza fronzoli, concreto e versatile, poche emozioni, sicurezza.
  2. Comic sans MS: creato per imitare i caratteri dei libri a fumetto, si pensava di utilizzarlo solo per testi destinati ai bimbi, oggi è usato per i messaggi meno formali, è spiritoso e denota una personalità sciolta e spontanea. Trasmette simpatia.
  3. Times New Roman: utilizzato quando si deve inviare un messaggio formale denota un carattere tradizionale.
  4. Courier New: attenzione al passato e rigore formale, mascheramento dell’Io, allineamento con le idee comuni.
  5. Georgia: è più attuale e largo del Times New Roman, ma rimane classico. Risulta molto leggibile, con i tratti terminali più piatti e decisi.
  6. Trebuchet MS: più superficiale del Verdana, ha dimensioni delle lettere ridotte. Calibro piccolo denota capacità di pensiero.
  7. Verdana: i caratteri sono distanziati tra loro senza toccarsi mai e ciò porta ad una chiarezza e facile comprensibilità. Buona capacità d’ascolto e di comunicazione.

(N.B. tutte le indicazioni inserite nell'articolo sono generiche rispetto al significato psicologico dei vari font e degli elementi che li caratterizzano. L'articolo ha pertanto valore puramente indicativo)

- Il Firmamento


Avete mai pensato che la scrittura può avere dei punti di incontro con la simbologia dei corpi celesti?! Da sempre l’uomo è stato affascinato dal cielo, in particolare dai pianeti, da ciò che rappresentano simbolicamente e dai loro influssi. Sì perché nell’agire e nell’essere umano si possono rintracciare tutta una serie di elementi che rievocano inconsapevolmente il firmamento.

Anche nella scrittura sono racchiusi i simboli planetari, che la “abitano” e l’influenzano e come asseriva Lise Koechlin (H. Saint Morand) negli anni ‘30, esisterebbero scritture “solari”, altre “venusiane
, “lunari”, “saturnine”, ecc. ecc. 

Uno dei tipici esempi che si possono fare, per capire le teorie di Lise Koechlin, è quello relativo al sole, archetipo maschile per eccellenza. Il sole dà alla scrittura, vita, energia, consapevolezza, individualità, uno sviluppo letterale di tipo verticale (indice di elevate aspirazioni) e grande autonomia mentale. Le grafie “solari”, secondo il metodo Saint Morand, sono prediligono script sobrii ed essenziali, maiuscole importanti, pressione sostenuta e impostazione della pagina piuttosto precisa con margini esatti ed impeccabili; in particolare il margine sinistro è regolare ed ampio, indice di un forte desiderio a volersi distaccare e diventare indipendenti ed autonomi. Spesso il tipo di scrittura “solare” risulta per le caratteristiche indicate prima, un po’ rigida e controllata, indice di ampio senso critico e scarsa propensione ai compromessi.

Chi ha una scrittura solare, spesso tende ad utilizzare strumenti incisivi e chiari, prediligendo l’inchiostro nero, senza lasciare troppi spazi ampi fra parole e righe. Anche secondo il metodo Saint Morand infatti, i bianchi sono molto importanti e in questo caso indicano selettività, riservatezza, non coinvolgimento e spesso grande solitudine interiore voluta e/o cercata.

Sperando che queste poche righe abbiano ingenerato almeno in uno di voi che legge, un po’ di curiosità, concludo dicendo che al di là del metodo, al di là del criterio utilizzato per farsi strada fra i meandri della scrittura, l’importante è ricordare sempre che non esiste un significato unico e fisso della scrittura nostra e altrui, che indica come siamo. Occorre sempre tenere in considerazione la scrittura nella sua visione d’insieme. Il foglio vergato è come un immenso giardino fiorito, è bello vedere, toccare ed annusare le fragranze di ogni singolo fiore, ma ancora più bello e vederlo dall’alto nella sua interezza e bellezza.

- Grafica e Grafologia... subito feeling!


In realtà, nonostante il titolo, l'articolo è ipotetico o meglio vuole cercare di capite se può esistere la proporzione:



Grafica : Comunicazione Visiva = Grafologia : Comunicazione Interiore

In fondo a pensarci bene, l'obiettivo del grafico è di comunicare attraverso i segni o gli scritti, quindi la funzione della grafica è quella di porsi come tramite tra chi vuole comunicare e il pubblico cui la comunicazione è diretta. La grafica si esprime a suo modo, attraverso la semplificazione, l'elaborazione, la manipolazione o la traduzione di messaggi, di forme o elementi artistici, essa stessa è Arte... e il grafico ha evidentemente un suo stile e una sua originalità che si esprimono facendo ricorso al suo modo d'essere (alla sua interiorità), per rappresentare al meglio le sue idee. Sappiamo anche che negli ultimi anni si è accresciuto il patrimonio simbolico a disposizione dei grafici, tanto è vero che nei progetti di comunicazione visiva possiamo notare come l'autore, per determinare una particolare sensazione sul fruitore, attinga ad una vasta gamma di simboli, e qui entra in scena anche il discorso Grafologia.

Le forme condizionano molto le scelte degli elementi da usare nel contesto grafico, perchè esistono in chi guarda (prima ancora di leggere o fare qualsiasi tipo di valutazione) delle "forze" archetipiche primitive: in poche parole l'uomo reagisce agli stimoli in maniera prima di tutto, istintiva.
L'Archetipo diventa un centro di energia che viene sfruttato da chi progetta, per produrre la ripetizione e la rielaborazione di determinte esperienza. Esso si manifesta anche attraverso i segni grafologici perché esprimono idee e sentimenti di cui non siamo del tutto coscienti e di cui non abbiamo un totale controllo. Chi scrive o chi compone un testo non si rende conto della simbologia intrinseca dello scritto che sta vergando, tanto meno pensa a come la scrittura stimoli chi la guarda.

In conclusione, sarebbe interessante scoprire se esistono realmente delle implicazioni grafologiche nei progetti di comunicazione visiva, confrontando l'analisi del temperamento del progettista (la sua scrittura) e quella del suo lavoro. Tanto più interessante sarebbe fare uno studio approfondito sulle sensazioni che tali progetti suscitano in chi li osserva (ad oggi infatti gli studi sono limitati, più che altro, alla scelta dei caratteri tipografici e alla disposizione degli stessi sul foglio).

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